07 Settembre 2019, 16:23
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La ministra Bellanova ha la terza media, e allora? Ha alle spalle un curriculum di vita da far impallidire professoroni del settore e forse farà meglio di tanti altri.
Sia chiaro, ho sempre stigmatizzato e continuo a stigmatizzare l’ignoranza in politica, rido per non piangere quando m’imbatto in onorevoli agghindati di giacca, cravatta e pompa magna che sfiorano l’analfabetismo o poco ci vuole.
Ma ci sono degli ambiti in cui la mancanza d’istruzione viene abbondantemente compensata dall’esperienza, dall’attivismo, dalle fronti sudate e le mani sporche (nel senso più nobile del termine); e allora non è più ignoranza, ma piena consapevolezza e capacità. Il mio giardiniere forse non ha neppure la licenza media, eppure se ne intende più di tanti agronomi che si sentono un tronco e mezzo e il mio giardino fiorisce che è una meraviglia.
Del resto, cosa vuol dire essere ministro o fare il sindaco o assumere un incarico assessoriale? Vuol dire mettere a disposizione di quell’incarico la propria sensibilità politica e la propria competenza; e quella della Bellanova è competenza acquisita letteralmente sul campo.
Se la ministra fosse laureata, voi ruggenti social-opinionisti, sareste più tranquilli sulle sorti dell’agricoltura del vostro paese? La verità è che non ve ne importa niente, ne’ delle capacità o delle incapacità di chi vi governa, ne’ dell’agricoltura del vostro Paese. V’interessa solo riempire quella confusionaria agorà, fatta di selfie ed emoticon, di uno sterile vociare che non finisce mai, per trasformarla puntualmente nel più banale e dozzinale ballatoio di borgata.
E volano gl’insulti, che condiscono o si alternano a fiumi di parole in libertà, che pretendono d’assurgere a verità politologiche, come se a qualcuno interessasse degli stereotipi ciclostilati che, tronfi, postate sul governo ladro e sulla pioggia che va.
Ma tant’è. Questo sono i social e questa è la politica al tempo dei social. È la nostra società, un po’ gretta e un po’ ignorante, che genera mostri istituzionali concepiti in piattaforme e pericolosi condottieri di piazze gremite e di policromati pensieri al fulmicotone.
La vera crisi è questa e purtroppo non è ancora finita; anzi. È la crisi d’identità di un Paese, dove un tempo santi, poeti e navigatori ne solleticavano l’anima più genuina e moderatamente sobria; e dove ora regnano gl’insulti urlati e smanettati all’indirizzo di una signorona dall’improbabile veste azzurra, la cui colpa è quella di non avere nulla per cui essere insultata, se non far parte di un governo che neppure a me piace, ma che non è meno “innaturale” di quello precedente.
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07 Settembre 2019, 16:23