La violenza sulle donne? | “Questione di neuroni”

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25 Novembre 2019, 19:02

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PALERMO – Comportamenti violenti e fatali sono dovuti a ‘informazioni’ erronee registrate in alcune specifiche aree del cervello. Solo lavorando sulla loro “riprogrammazione” si possono ottenere risultati nel contrasto a fenomeni come la violenza domestica e il femminicidio. Lo sostiene il biologo palermitano esperto di Etologia umana e Neuroscienze Tancredi Militano.

“Le zone del cervello coinvolte in questi meccanismi – spiega Militano – sono l’area tegmentale ventrale del mesencefalo, le amigdale, gli ippocampi, lo striato, i nuclei accumbentes e altre strutture del sistema limbico: da queste aree del cervello parte l’innesco di certi comportamenti violenti, che è possibile disinnescare solo grazie alla conoscenza di queste zone della nostra parte animale, iscritte nel Dna. Si tratta di lavorare all’aspetto mentale (il pensiero, che possiamo chiamare il software del cervello) se si vuole evitare la violenza si deve lavorare sull’aspetto neuronale (l’hardware)”.

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In estrema sintesi, secondo lo studioso, si tratta di un errore di calcolo dei neuroni del mesencefalo che induce il soggetto a compiere atti violenti. “Questa non è una giustificazione, evidentemente – continua Militano – , ma una spiegazione del fatto che il soggetto violento può essere osservato e affrontato con occhi diversi e strumenti più efficaci, grazie alle scoperte delle Neuroscienze”. “I neuroni con meccanismo ex ante del mesencefalo – conclude Militano – imparano e memorizzano le azioni che portano un vantaggio per il soggetto. Essi sono collegati con le amigdale, per cui sono influenzati dalle paure memorizzate nei primi anni di vita (fino agli 8, ma soprattutto prima)”.(ANSA).

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25 Novembre 2019, 19:02

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