La vita dei testimoni di giustizia | Gaetti: "Ci sarà una svolta" - Live Sicilia

La vita dei testimoni di giustizia | Gaetti: “Ci sarà una svolta”

Le parole del sottosegretario Gaetti.

PALERMO-  Una nuova gestione delle protezioni dei testimoni di giustizia, più vicina a esigenze e difficoltà dei diretti interessati, con possibilità sempre più concrete di assegnare loro i beni confiscati alle mafie. Questi e non solo, i punti toccati dal sottosegretario all’Interno, Luigi Gaetti, in occasione della sua visita istituzionale a Palermo. Questa mattina Gaetti ha incontrato i NOP (Nuclei operativi di protezione regionali) e i testimoni di giustizia, per verificare personalmente le loro condizioni di vita in seguito all’avvio del percorso di protezione.

Otto audizioni con altrettanti testimoni – ne erano previste dieci, ma le due assenze sarebbero state motivate – per toccare con mano le criticità che affliggono il sistema della gestione delle protezioni. “È stata una giornata di studio e approfondimento, che ci ha permesso di avere spunti indispensabili per scrivere i decreti attuativi della legge 6 del 2018. Questi decreti ci permettono di transitare dalla vecchia legge alla nuova”, commenta Gaetti, alla Prefettura di Palermo per l’ultima tappa della visita. “Un incontro tecnico, senza momenti politici”, è la sintesi del sottosegretario, in forze al Movimento Cinque Stelle.

Una visita istituzionale ma soprattutto funzionale, tanto da poter parlare di un vero e proprio “modello Sicilia”: “Abbiamo ragionato intorno alla legge regionale n. 22 del 2014 – spiega Gaetti – con cui la Regione Siciliana già aveva contemplato la possibilità, per il testimone, di trovare un lavoro. Su base regionale, attualmente in 28 lavorano nella pubblica amministrazione, ma un lavoro certosino è stato fatto anche su base nazionale, con 18 testimoni che hanno avuto modo di essere integrati”.

Cosa cambia tra la vecchia legge e la nuova? “La nuova legge tende a ridurre la capitalizzazione: terminato l’iter di protezione, si eroga al testimone un capitale per inserimento sociale. Questo però non ha sortito risultati di una vera integrazione: le attività commerciali intraprese spesso non si rivelano un lavoro continuativo”. Al momento, illustra Gaetti, 19 persone potrebbero già beneficiare degli effetti della nuova legge. Ma quali sono le difficoltà più comuni dei testimoni di giustizia emerse dall’incontro? “Alcuni lamentano problemi con gli enti riscossori – spiega il sottosegretario – perché magari durante la fase processuale non sono riusciti a pagare l’Inps o l’Inail. O ancora, abbiamo già attivato due tavoli di lavoro, rispettivamente per agevolare il cambio delle generalità e per rivedere le norme sull’accesso all’impiego. Al momento, per esempio, la pubblica amministrazione prevede un casellario giudiziario pulito, per cui un piccolo reato passato può pregiudicare l’assunzione”. La nuova legge prevede anche la formazione di tutor di riferimento, che dovranno aiutare il testimone in ambito amministrativo-burocratico.

Gaetti si sofferma anche sugli altri fronti della sicurezza in cui è impegnato il governo gialloverde: “Non voglio anticipare il Decreto Sicurezza, che esce domani, ma verranno modificati molti punti. Specialmente nell’ambito della gestione dei beni confiscati”. C’è anche il Decreto Corruzione: “In ambito accademico-giuridico si discute ancora la correlazione tra corruzione e mafia, e speriamo che l’iter parlamentare che affronterà lo rafforzi. La lotta non è solo un modo di dire ma fattiva, con atti precisi”.

Ma la mafia non può essere sconfitta con le sole contromisure sul piano giudiziario. Gaetti ne è consapevole e annuncia novità anche in questo campo: “Nei prossimi mesi ci sarà una svolta. I testimoni in passato hanno evidenziato problematiche locali, racket, estorsioni. Questo dovrà cambiare, con più denunce dal mondo dei ‘colletti bianchi’. La mafia si sta spostando a livelli diversi – è la constatazione del sottosegretario – e spero davvero ci sia movimento sempre più forte, sempre più culturale, altrimenti non si andrà da nessuna parte”.

Gaetti parla con cognizione di causa, riferendosi ai dati sulle aziende nell’area d’Italia che meglio conosce: “In 15 anni, dal 2002 al 2017, nel mantovano abbiamo perso il 21,6% delle ditte autoctone mentre il 9,4% di quelle acquisite viene dalla Calabria. Lontano da me che i calabresi siano tutti ‘ndranghetisti, sia chiaro, abbiamo effettuato lavori scientifici con statistiche. E sembra che nessun commercialista o notaio si sia accorto di alcuna criticità”.

Rimane il nodo dei testimoni già usciti dal percorso di protezione e integrazione previsto dallo Stato, soggetti a norme antecedenti e ormai pratiche chiuse. “Circa 250 persone sono uscite dal programma, con generalità di copertura – spiega Gaetti –. Anche qualcuno tra i casi già chiusi sta chiedendo aiuto, ma per quelli risulta complicato. Il motto del Movimento dice di non lasciare nessuno indietro e, dove possibile, questi decreti ponte aiuteranno anche i casi ormai chiusi. Però io ho l’obbligo di cura, non di guarigione”.

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