PALERMO – “Le criticità degli Ersu si sono maggiori rispetto al passato per la cronica carenza di investimenti e aggrovigliate per un’incerta legislazione nazionale che si incrocia con quella regionale. La norma nazionale prevede un unico ente regionale per il diritto allo studio, e su questo il governo regionale e io non siamo d’accordo”. Lo ha detto l’assessore regionale alla Formazione professionale e all’Istruzione pubblica Roberto Lagalla, intervenendo a un’iniziativa dell’Ersu a Palermo.
“L’accostamento delll’Ersu al sistema universitario locale – ha aggiunto Lagalla – favorisce il funzionamento dei servizi rispetto a un accentramento in un’unica governance. Inoltre la norma nazionale interviene su una legislazione ulteriore che prevede modifiche nella composizione dei Cda. Cercheremo, nel momento in cui il calendario lo consentirà, di mettere tutti e quattro gli Ersu siciliani nella medesima condizione ma ancora per qualche tempo saranno affidati a una gestione commissariale”.
Lagalla è cosciente che il suo assessorato si è occupato storicamente molto di formazione professionale e poco di istruzione e l’occasione dell’incontro presso una residenza universitaria consente all’assessore di enunciare quello che più che un programma sembra essere un piano operativo per il diritto allo studio in Sicilia. Al no all’ente regionale unico, Lagalla accompagna, infatti, la visione del potenziamento delle borse di studio anche mediante l’utilizzo dei fondi europei. “Nel 2017 – dice – sono stati attribuiti agli Ersu di tutta la Regione dodici milioni mentre nel 2018 la previsione di bilancio è di nove milioni. Chiederò di rifinanziare questo capitolo per mantenere lo stesso finanziamento del 2017 ma non è sufficiente. La svolta può essere consentita dalle risorse del Fondo Sociale Europeo. Questi fondi, però, non possono essere utilizzati durante questo esercizio perché l’Unione Europea li attribuisce come rimborso. Ottenendo il rimborso per le somme erogate nel 2018 dal 2019 le risorse raddoppieranno da dodici a ventiquattro milioni”. E sulla legge sul diritto allo studio, l’ex rettore chiarisce: “Mi impegnerò perché la legge al diritto allo studio venga approvata ma non voglio che sia una scatola vuota. Preferisco prima destinare le risorse per il diritto allo studio e poi riconoscere crescenti diritti agli studenti”.