L’agonia di Zamparini | E il futuro incerto

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17 Gennaio 2017, 13:03

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PALERMO – Altro giro altra corsa. Dove porterà l’ennesimo cambio di direttore sportivo e la temporanea tregua armata tra presidente e allenatore che ha visto ieri l’avvento di Nicola Salerno al vertice della dirigenza del Palermo e la conferma di Eugenio Corini alla guida tecnica non lo sa nessuno. La gestione agonizzante della società tinge di giallo il futuro del calcio a Palermo. Maurizio Zamparini appare sempre di più un comandante al timone di una nave nel mare in tempesta di un oceano. Da anni a caccia di un acquirente per un club che ha finito il suo ciclo a due facce: da sogno nella prima parte, da incubo nella sua coda che appare sempre più come una lenta agonia di cui è difficile prevedere l’esito.

In molti a Palermo trovano analogie con il tragico declino che portò alla radiazione a metà degli anni Ottanta prima della rinascita con la cordata di Salvino Lagumina. Ma quella è un’altra storia, speriamo, fatta di fallimenti e gestioni scellerate dal punto di vista finanziario che portarono al default. Ma la paura che il Palermo di Zamparini possa finire nel limbo del campionato cadetto come accaduto ad altre società dal passato glorioso nel massimo campionato c’è. Ed è una paura concreta. Zamparini negli ultimi anni ha sbandierato trattative con potenziali acquirenti di qualsiasi parte del pianeta, senza giungere a un traguardo, quello della vendita e del passaggio di mano a imprenditori con voglia di investire che avrebbero reso possibile aprire un nuovo ciclo rosanero. Nel frattempo il patron ha inanellato record su record in termini di esoneri e avvicendamenti in panchina, licenziamenti e nuovi volti alla direzione sportiva, ritorni e addii di staff tecnici, medici e preparatori senza ottenere il risultati di invertire una rotta che sembra puntare agli inferi lontani dalla serie A.

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Che il gioco sadico di scavare anche dopo che si sia toccato il fondo sia una strategia dello stesso patron del Palermo appare illogico, senza senso. Nessuno, meno che mai un imprenditore esperto come Maurizio Zamparini, farebbe scientemente scelte “Tafazziane” per il solo gusto di impoverire il titolo sportivo di una società come il Palermo calcio di cui detiene la proprietà. Le scelte sbagliate in sede di mercato e di costruzione delle ultime squadre dell’era Zamparini sono dettate da consigli sbagliati e dall’impulsività di un uomo che non ha più le intuizioni calcistiche di un tempo e che persevera convinto di essere sulla buona strada. La certezza è che tra la città e il patron friulano si è rotto l’idillio che ha contraddistinto i primi anni della sua gestione. La data spartiacque resta la retrocessione in B di un paio di stagioni fa. E a poco è servito il “brodino” di una immediata risalita nel massimo campionato se a questa poi si sono susseguite stagioni di sofferenza e salvezze raggiunte sul filo di lana come lo scorso anno.

Ai palermitani adesso non resta che sperare in un miracolo sportivo identico a quello del Cagliari di Salerno e Ballardini nel 2008. Girare la boa del girone di andata a 10 punti e conquistare la salvezza è un traguardo che equivale a un titolo italiano. Gli irriducibili ci sperano ancora, la squadra e il tecnico Corini pure. Al navigato direttore Salerno, con i margini di manovra che un presidente come Zamparini ha dimostrato di non saper dare ai propri ds, il compito di sfruttare al meglio gli ultimi giorni di mercato per rinforzare una rosa mediocre e alimentare il sogno di restare in serie A.

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17 Gennaio 2017, 13:03

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