L’antimafia degli affari

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21 Maggio 2012, 20:35

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Ho combattuto Leoluca Orlando per quasi trent’anni e fino all’altro ieri ho duramente contestato, in un articolo scritto per Il Foglio, la sua antimafia chiacchierona, la sua cultura del sospetto, la sua deriva tribunizia, la sua vocazione populista, la sua irreale strafottenza per i conti pubblici. Credo dunque di avere le carte in regola per potere oggi gridare “viva Orlando” e per ringraziarlo pubblicamente. Sì, qualche scemo del villaggio dirà che sostanzialmente cedo al trasformismo; o, madre santa, che sto per rinnegare le mie antiche battaglie pur di trovare un posticino sul chiassoso carro del vincitore. Ma chi se ne frega. Orlando, tra i suoi mille difetti, ha avuto in queste elezioni il merito di avere finalmente liberato la Sicilia dalla più assurda, dannosa e immonda finzione.
Grazie, Orlando. Grazie per avere alzato il velo di ipocrisia su quell’antimafia degli affari che da quattro anni concede copertura politica a un presidente della Regione pesantemente inquisito per mafia. Grazie per avere finalmente mostrato al mondo che il governo sostenuto dall’antimafia degli affari ha, tra le ragioni della propria esistenza, un clientelismo senza decenza e le ambizioni personali di qualche magistrato senza rossore e senza memoria, di qualche avvocaticchio senza scrupoli, di qualche prefetto in disarmo, di qualche trombone laureato. Maria Falcone ha dichiarato qualche settimana fa, con una chiarezza addirittura crudele, che l’antimafia di chi piange e di chi ricorda non riuscirebbe mai a tollerare la presenza di Raffaele Lombardo alla commemorazione del fratello Giovanni, massacrato vent’anni fa a Capaci  assieme alla moglie e agli agenti di scorta. Ma l’antimafia degli affari ha  fatto finta di non sentire e ha continuato a tenere in piedi senza pudore il governo presieduto da un uomo che è ormai costretto a dividersi tra Palazzo d’Orleans e Palazzo di Giustizia, tra Sala d’Ercole e le aule dei Tribunali.

I risultati definitivi di Palermo, con la vittoria di Orlando e la mortificazione del Fabrizio Ferrandelli, espressione del Pd “lombardiano”, hanno messo la parola fine a uno scandalo che la Sicilia degli onesti non può più sopportare. Da domani l’antimafia degli affari non potrà che rintanarsi nella propria sconfitta e nella propria vergogna.

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21 Maggio 2012, 20:35

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