23 Ottobre 2019, 05:51
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PALERMO – Nel 2018 la disoccupazione giovanile in Sicilia è tornata a salire. E il dato, oggi è di gran lunga peggiore rispetto al 2012 anno in cui, prima di un impennata di circa dieci punti percentuali, a non trovare lavoro erano 4 giovani su dieci: il 42,5 per cento. Questo è solo uno dei numeri resi noti dall’Istat, in un dossier che è anche una fotografia del nostro paese compiuta attraverso 324 indicatori su molti temi, tra cui quelli del lavoro, dell’energia, dei trasporti, della competitività delle imprese.
La disoccupazione
E d’altronde, sul fronte della disoccupazione giovanile, nel 2018, la Sicilia, è maglia nera d’Italia insieme alla Campania, ha fatto peggio dell’intero Mezzogiorno dove la disoccupazione giovanile vale 48,4 punti percentuali e di gran lunga peggio della media italiana che si assesta a 32,2 per cento di disoccupazione giovanile.
Il dato dei giovani che non trovano lavoro fa il paio con quello della disoccupazione generale che stagna al 21,5 per cento e che dal 2013 oscilla fra il 21 e il 22 per cento. La media italiana, dal 2014, invece è tornata a calare e si assesta ai livelli del 2012 al 10,7 per cento.
La crisi nelle aree rurali
Il lavoro, nell’Isola, manca soprattutto nelle aree rurali. Queste zone, nel 2018 , infatti, sono state quelle dove l’occupazione ha fatto registrare i livelli più bassi e si assesta al 40,9, poco meno del 41 per cento del 2017, dati che non sono cambiati di molto negli ultimi sei anni. La media nazionale l’anno scorso è stata del 56,1 per cento mentre nell’interno Mezzogiorno solo 4,6 persone su 10 hanno un lavoro. La prima regione d’Italia è invece il Trentino Alto Adige nelle cui aree rurali lavorano sette persone su dieci.
Abbandono formativo
Non solo lavoro ma anche formazione. L’indice dei giovani che abbandonano prematuramente gli studi dal 2004 al 2018 è sceso di circa 8 punti ma dopo la Sardegna la Sicilia è la Regione peggiore d’Italia per la percentuale di popolazione fra 18 e 24 anni con al più la licenza media, che non ha concluso un corso di formazione professionale riconosciuto dalla Regione di durata superiore ai 2 anni e che non frequenta corsi scolastici o svolge attività formative. Il dato è pari a 22,1 per cento dei giovani, è peggiore al dato del Mezzogiorno che è pari al 17,3 percento. Dalla media nazionale, invece, il dato dell’Isola è lontano ben 12,3 punti percentuali. Infatti l’abbandono prematuro degli studi a livello nazionale è pari al 14,5 per cento.
Altro dato che va in coppia con quello delle persone che non si formano è quello dell’attrattività delle università siciliane che dal 1999 hanno perso il 30 per cento degli immatricolati. Questo dato non è il peggiore d’Italia e stacca di molto i più negativi dati della Valle d’Aosta e della Basilicata ma resta fra i peggiori cinque a livello nazionale.
Sicilia, regione povera
Terz’ultima è invece la posizione siciliana per ciò che riguarda la povertà regionale (26 per cento) e la povertà delle famiglie per ogni regione (22,5 per cento). Il primo dato riguarda le persone che vivono al di sotto della soglia di povertà in Sicilia che sono una su quattro. Peggio della Sicilia fanno solo la Calabria dove il dato è pari al 34,6 per cento e la Campania che ha una popolazione povera per il 29,5 per cento del totale.
Il trasporto pubblico
Inclemente è anche il dato che riguarda le città e i servizi offerti ai cittadini. La Sicilia, dopo la Sardegna ha il più basso impatto di reti urbane di trasporto pubblico locale nei comuni capoluogo di provincia ogni 100 chilometri quadrati di superficie comunale. Il dato è pari al 59,1 per cento mentre in Lombardia è pari al 235,9 per cento. La media nazionale vale 105,8 punti percentuali e anche in questo caso l’Isola non ha dati migliori rispetto all’intero Sud dove è coperto da reti urbane il 75 per cento di superficie ogni 100 chilometri quadrati. Scarso è anche il rapporto fra posti/chilometri di copertura offerti dal trasporto pubblico in base agli abitanti. Si tratta dell’1,7 per cento mentre la media nazionale è del 4,6 per cento.
E così, bassa è stata nel 2017 anche la percentuale di passeggeri trasportati dal Trasporto pubblico locale nei comuni capoluogo di provincia. In Sicilia il dato è stato pari al 37,3 per cento, dietro Valle D’Aosta ( 12,6 per cento) e Calabria (35 per cento). Il dato nazionale è pari però al 180,9 per cento dei cittadini mentre il dato delle regioni del Mezzogiorno si è assestato al 55,5 per cento.
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23 Ottobre 2019, 05:51