Le domande (ancora) senza risposta

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16 Febbraio 2011, 19:01

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Ha vinto la difesa e la strategia del ‘ne bis in idem’, Cuffaro è stato già condannato per gli stessi fatti e quindi viene prosciolto dall’accusa di concorso esterno all’associazione mafiosa. Non è stato, quindi, dimostrato il patto bilaterale fra l’ex senatore e Cosa nostra. Secondo l’atto d’accusa sostenuto dai pm Nino Di Matteo (nella foto con Cuffaro) e Francesco Del Bene, infatti, i fatti oggetto di giudizio nel processo “Talpe alla Dda”, conclusosi con la condanna definitiva a sette anni per l’ex senatore, rappresentavano solo uno dei momenti di scambio del presunto ‘patto’ che avrebbe visto Cuffaro ottenere appoggio elettorale dalla mafia.

Durante il processo, celebrato col rito abbreviato di fronte al gup Vittorio Anania e durato 9 mesi, è stata presa in considerazione tutta la carriera politica di Cuffaro. Sono stati citati pentiti come Angelo Siino, Nino Giuffrè, Francesco Campanella e Maurizio Di Gati. E’ stato preso in considerazione anche uno dei ‘pizzini’ consegnati da Massimo Ciancimino, tutte le intercettazioni dell’inchiesta sulle ‘talpe’, ma l’accusa non ha retto.

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Prove inconsistenti, probabilmente, altrimenti il giudice non avrebbe deciso di proscioglierlo, accogliendo quanto i legali di Cuffaro hanno prospettato sin dalla prima udienza: “Ne bis in idem”, il concetto per cui nessuno può essere giudicato due volte per gli stessi fatti. Si scrive, così, la parola fine a una vicenda che ha radici profonde e che ha visto sciupare fiumi di inchiostro in una lunga contesa con la creazione delle categorie “Caselliani” e “Grassiani”. Scorciatoie mentali per cercare di assimilare persone che hanno probabilmente la stessa idea di giustizia ma divergenze in termini di strategia processuale.

Durante le controrepliche, la difesa di Cuffaro ha parlato di una sensazione, quella “dell’eccesso di giustizia” nei confronti del politico. Ma c’erano delle domande per le quali questo processo è stato fatto. Perché Cuffaro ha passato importanti notizie riservate agli indagati? Quale era la molla che spingeva l’ex governatore a favorire membri di Cosa nostra? Domande che restano ancora nell’aria mentre Cuffaro la sua pena l’ha già incassata e la sta scontando con dignità.

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16 Febbraio 2011, 19:01

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