Credo che chiunque sia in buona fede, con un animo non inquinato da condizionamenti pseudo religiosi, ideologici o etnici, giungerebbe alla conclusione che oggi l’unica voce sensata, in un momento storico gravato da conflitti assai insidiosi per la pace nel mondo, e al contempo irresponsabilmente inascoltata è quella di Papa Francesco. Davvero una voce nel deserto, il deserto di una interessata indifferenza e degli egoismi nazionali. Non soltanto inascoltata, ma anche proditoriamente e strumentalmente male intesa, eppure le cose che Francesco afferma sono assolutamente condivisibili e ragionevoli, non partigiane, forse troppo ragionevoli.
Il Pontefice dall’inizio della guerra russo-ucraina e poi dopo i tragici fatti del 7 ottobre scatenati dal massacro terroristico di Hamas, con la conseguente risposta militare israeliana sulla Striscia di Gaza, ha chiesto la fine delle ostilità che stanno provocando una vera strage di innocenti per privilegiare la via del dialogo nel rispetto dei diritti e delle (legittime) posizioni dei contendenti. Purtroppo le sue invocazioni finora sono cadute nel vuoto con il timore, anzi, che accadano ulteriori drammi e uccisioni di inermi cittadini. I conflitti in atto in Ucraina e a Gaza potrebbero durare anni con catastrofici effetti sulle regioni coinvolte e sugli equilibri internazionali. Evitare, allora, di lasciarsi trascinare verso una parte in causa in modo totalitario, piuttosto sempre ascoltare le ragioni di tutti.
È indispensabile fermare il terrorismo e gli eccidi chiamati diritto alla difesa per convincersi finalmente che il dialogo è l’unica strada per fermare l’autodistruzione, interrompere l’escalation bellica e favorire una pace solida e duratura. Non si può continuare così, non è possibile sentirsi accusare di indifferenza alle giuste rivendicazioni palestinesi se si pretende una lotta senza quartiere alle azioni terroristiche di Hamas, e non è parimenti possibile sentirsi accusare di antisemitismo nel chiedere la cessazione della rappresaglia israeliana a Gaza ormai decisamente sproporzionata, come correttamente sostenuto dal Segretario di Stato vaticano, cardinale Pietro Parolin, subito redarguito dall’ambasciatore di Israele in Italia, e la creazione di due Stati sovrani e indipendenti, Israele e Palestina, nella massima reciproca sicurezza.
È incredibile constatare quanto sia facile tornare indietro, ignorare gli insegnamenti della Storia, ripetere gli stessi errori del passato. Ciò perché la pace non è mai una conquista perenne, la libertà non è mai definitivamente acquisita. Bisogna combattere quotidianamente contro ogni ingiustizia, sopruso, discriminazione, dittatura che si manifesta sulle persone e sui popoli, contro ogni tentativo di dominio sugli altri ricorrendo alle armi e alla paura. La guerra è comunque una sconfitta dell’uomo, dell’umanità, una follia, una inutile e sanguinosa stupidità. Illuminante, in proposito, una frase accorata di Pio XII dell’agosto del 1939, alla vigilia della Seconda Guerra mondiale: “Nulla è perduto con la pace, tutto può esserlo con la guerra”. Non dimentichiamolo.