Le mani della mafia sui rifiuti |Nuova Ionia, condanne per 60 anni - Live Sicilia

Le mani della mafia sui rifiuti |Nuova Ionia, condanne per 60 anni

Si è concluso il processo in secondo grado scaturito dall’inchiesta condotta dalla Dia di Catania sulla gestione dei rifiuti nel comprensorio ionico etneo. TUTTI I PARTICOLARI.

processo d'appello
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CATANIA. Si è concluso con due assoluzioni, tre rideterminazioni della pena e sei conferme della sentenza di primo grado, il processo davanti alla prima sezione penale della Corte di Appello di Catania, presieduta da Sebastiano Mignemi, scaturito dall’inchiesta condotta dalla Dia di Catania e denominata “Nuova Ionia”. Dodici gli imputati che erano stati condannati in primo grado, con rito abbreviato, dal gup di Catania Alessandro Ricciardolo.

Estinti i reati contestati ad Alfio Tancona, deceduto nei mesi scorsi. Assolti dall’accusa di associazione finalizzata al traffico di stupefacenti, per non aver commesso il fatto, Girolamo Zappalà e Francesco Mangano, quest’ultimo accusato anche di traffico di stupefacenti aggravato dalle ingenti quantità. Per Arianna Ingegneri, condannata in primo grado a 7 anni, la pena si è ridotta a 3. La donna è stata assolta, infatti, dall’accusa di associazione finalizzata al traffico di stupefacenti. Sconto di pochi mesi per Carmelo Tancona (classe ’86), assolto dal reato di detenzione illecita di armi da fuoco. Condannato dal Gup a 9 anni, la Corte di Appello gli ha inflitto una pena di 8 anni e 8 mesi. Riconosciuta invece la continuazione tra i fatti in imputazione e la sentenza di condanna del 2010 per Santo Cristaldi, la cui pena è stata rideterminata in 11 anni.

Confermate, infine, le condanne in primo grado di Mauro Miceli, a 9 anni e 8 mesi, di Salvo Musumeci e Nico Mariano Benedetto, a 9 anni, di Sebastiano Vitale e Alessandro Mangano, a 7 anni, e di Antonino Grioli, a 3 anni.

LE RICHIESTE. Accolte quasi tutte le richieste formulate al termine della requisitoria dal sostituto procuratore generale di Catania Rosa Cantone. Confermate, infatti, le due assoluzioni chieste nei confronti di Francesco Mangano e Girolamo Zappalà.

L’accusa aveva chiesto anche l’esclusione dell’associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti per Arianna Ingegneri e Sebastiano Vitale, ed una condanna a 4 anni. La Corte ha ridotto la pena per la donna, ma ha confermato la sentenza di primo grado per Vitale. Pena più severa di quella richiesta dal pg anche per Carmelo Tancona (classe ’86) e per Alessandro Mangano, per i quali l’accusa aveva chiesto di ridurre la condanna a 6 anni. Accolte invece le conferme delle pene per Antonino Grioli, Nico Mariano Benedetto, Salvo Musumeci e Mauro Miceli. Il collegio difensivo aveva chiesto per tutti gli imputati l’assoluzione dai reati loro contestati.

L’INCHIESTA. Viene denominata “Nuova Ionia” l’inchiesta giudiziaria, condotta dalla Dia e dalla Procura di Catania, che ad inizio 2013 si abbatte sull’intero comprensorio ionico etneo. Tra le accuse, che variano dall’associazione mafiosa alla truffa aggravata ai danni di enti pubblici, dall’associazione finalizzata al traffico di stupefacenti alla corruzione aggravata, c’è anche il traffico illecito di rifiuti. Al centro dell’indagine c’è infatti l’intero servizio di raccolta e gestione dei rifiuti nei 14 comuni dell’Ato Ct1. Le 27 ordinanze di custodia cautelare emesse dal gip Marina Rizza raggiungono presunti affiliati al clan Cintorino ma anche funzionari e dirigenti di enti pubblici. Per l’accusa la criminalità organizzata avrebbe messo le mani sulla gestione dei rifiuti compiendo, grazie alla complicità di funzionari ed amministratori, una serie di frodi che avrebbero fatto lievitare i costi del servizio.


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