Primarie nuove, partito vecchio | Nel Pd ormai è tutti contro tutti

di

01 Marzo 2019, 20:30

3 min di lettura

Bettino Craxi una volta disse – secondo quanto certe cronache riportano – che non si può fare uscire il succo d’arancia da un limone e viceversa. Allora, come potrebbe uscire da queste primarie belligeranti, attraversate da un clima di sospetto reciproco, il nuovo Pd pacificato che tutti coloro che parteciperanno sognano?

L’ultima polemica è appena di qualche minuto fa. “Sono preoccupato per quanto sta avvenendo in Sicilia in particolare a Palermo ed Enna, circa le primarie di domenica. Decine di seggi cancellati, composizione degli stessi non concordata con le mozioni. Così viene meno la possibilità di garantire un’alta partecipazione al voto e si rischia soprattutto di non poter garantire la trasparenza e la correttezza del voto. Ho chiesto l’immediata convocazione della commissione nazionale per cercare di evitare che la regolarità delle primarie sia compromessa”, ecco la nota Marco Miccoli, rappresentante della mozione Zingaretti in Commissione Nazionale per il Congresso.

Fabio Teresi, capolista di Martina nel collegio di Palermo, invece, ribatte proprio alla mozione Zingaretti in Sicilia e ad alcune interviste rilasciate di qua e di là: “Da settimane siamo soggetti agli insulti della vecchia guardia che, evidentemente, non accetta il rinnovamento del Pd ed utilizza vicende organizzative, legate ai gazebo, per alimentare faide interne che gli elettori non sopportano più. Continuino pure a polemizzare non avendo, evidentemente, argomenti politici su cui dibattere, noi continueremo a lavorare per costruire un’alternativa alla peggiore destra mai vista nella storia democratica del Paese”.

“Per tutti noi le primarie dovevano essere un confronto tra progetti e leadership ma con l’impegno a sostenere insieme chi vince. Una vera festa democratica, cosi come è sempre stato in passato. Un confronto anche duro, aspro ma mai volto all’esclusione. Un momento dove tutti potevamo dire cosa pensavamo, e quale era la nostra visione futura. Soprattutto in un momento così difficile per il nostro Paese, dove razzismo e incapacità stanno prendendo campo. Invece, tutto questo non è stato possibile e non sarà possibile perché qualcuno ha deciso di impedire la partecipazione”, questo è il documento firmato da segretari di circolo e amministratori.

Articoli Correlati

E Mario Meli, dei ‘Partigiani Dem’, incalza: “Leggo le affermazioni di Marco Miccoli, rappresentante della mozione Zingaretti, preoccupato per la regolarità del voto in Sicilia. Allora siamo in buona compagnia essendo anche noi estremamente preoccupati dai toni utilizzati dagli uomini di Zingaretti in Sicilia ovvero Antonello Cracolici e Mirello Crisafulli. Da settimane siamo oggetto delle aggressioni verbali di questi signori solo per avere deciso di sostenere Maurizio Martina scegliendo il silenzio per non contribuire all’indecoroso spettacolo che si sta offrendo all’opinione pubblica. Da oggi riprenderemo la parola”.

Tutto legittimo, tutto logico e normale, per carità, alla vigilia di un voto importantissimo per la comunità dei Democratici. Ma anche tutto perfetto sintomo di una lacerazione profonda che non si è sanata e che rende drammatico il ruolo del futuro segretario, chiunque egli sia.

Il Partito Democratico è una realtà ormai politicamente scissa di persone che non vogliono stare insieme, che sanno soltanto quello che non possono essere, non quello che saranno. Una faida continuata di cui la Sicilia è una eloquente metafora.

E il pensiero corre, con affetto commosso, agli eroici elettori che, nonostante tutto, domenica andranno a votare – e con ragione – perché il voto è una bandiera festosa della libertà di ognuno. E che si ritroveranno a fare la fila per le primarie nuove, dentro un partito litigioso e vecchio. L’arancia al gusto di limone. O viceversa.

Pubblicato il

01 Marzo 2019, 20:30

Condividi sui social