'Senza', l'amore di Gaetano e Daniela

Senza Daniela, cioè: per sempre

Un lutto. Il dolore e la resurrezione
IL LIBRO
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Carissimo Gaetano (Perricone), leggo e rileggo con molta commozione la sinossi del tuo libro ‘Senza’ (Algra editore), presentato qualche giorno fa all’istituto ‘Besta’ di Milano.

“‘SENZA. Del dolore e dell’amore’ è il racconto autobiografico, la cronaca dura, nuda, cruda, senza filtri, di una vicenda improvvisa piena di dolore e sofferenza infinita che si è portata via la vita di una persona e che ne ha mandata in frantumi un’altra. Ma è anche e innanzitutto la narrazione necessaria dello straordinario coraggio di una donna estremamente provata che, dopo un intervento chirurgico al cervello devastante e pericolosissimo, dalle conseguenze imprevedibili, ha lottato per tornare ad una qualità della vita dignitosa con una forza e una tempra quasi incredibili alla luce della sua fragilità”.

“E’ anche la storia del mio profondo Amore per lei e accanto a lei, la mia dolcissima e indomita leonessa Daniela, la mia adorata guerriera. Giorno dopo giorno, a partire da quel 15 aprile 2024 che segna un punto di non ritorno nelle nostre esistenze, da Milano alla Sicilia, senza un attimo di sosta. Con enorme fatica, ma anche con una determinazione indispensabile e autorigenerante per sopravvivere a questa esperienza di vita inattesa, durissima, spaventosa e alfine tragica”.

Su questo giornale avevamo già raccontato quasi tutto, con partecipazione assoluta. Per l’affetto nei confronti di un amico, di un collega, di una penna mirabile da cui tanto abbiamo imparato e da imparare. Perché le tue parole, quelle che distillavi su Facebook, ci riguardavano. E ci riguardano. Pur non conoscendola, abbiamo imparato a volere bene a Daniela, la tua compagna di viaggio. E questa è già una risposta alla inesausta domanda d’amore che poni nel tuo libro. Come si fa? Come si fa a camminare sulle stesse strade, a respirare la stessa aria, a guardare lo stesso cielo, ‘senza lei’, accanto?

Ma la risposta, davvero, stava già nelle parole di allora, quando la speranza umana aveva degli appigli. Se quelle tue parole ci hanno permesso di volere bene a una meravigliosa donna, fino a quel momento ignota, e di tenerla nel luogo sacro del cuore, vuol dire che esiste una vita, ben oltre il destino di una separazione. E che c’è la possibilità di conservarla.

Tuttavia, non credo che sia soltanto un esercizio di memoria, una copia, qualcosa che sottraiamo all’oblio. Non sarebbe infatti possibile riprendere una vita che non vive più. Se ci riusciamo, se la teniamo presente, vuol dire che non è finita, con l’ultimo sguardo, con l’ultimo abbraccio, con l’ultima croce di una mano che cerca una mano. Vuol dire che c’è.

Leggo ancora dalla splendida prefazione della dottoressa Deborah Maradini, che vi ha accompagnato: “Questo libro è il racconto nudo e senza filtri di un amore assoluto. Un amore che si è fatto gesto, respiro, resistenza. Che ha preso forma nei giorni infiniti della cura, tra ospedali e attese, tra veglie e speranze, tra la paura e la scelta di restare. È un diario dell’anima scritto non per mestiere, ma per necessità. Perché ciò che accade in certi momenti della vita non può restare solo dentro, ma chiede voce, parola, testimonianza. Anche quando fa male”.

C’è, a margine solo apparentemente, una puntuale riflessione sulla sanità pubblica. Una trincea in cui si combatte per la necessità dei corpi e delle anime. Affinché ogni gesto sia libero di esprimersi, nella sua missione, in un dono profondo che vada oltre i tecnicismi e i rendiconti. Un valore da difendere.

Ci siamo tutti, nelle tue pagine, carissimo Gaetano. Con la nostra paura, con il nostro sguardo rivolto verso la finestra della speranza. Ecco la cronaca di una resurrezione già compiuta. ‘Senza’. Cioè: con te.

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