PALERMO – L’auto ribaltata contro il muretto si era trasformata un groviglio di lamiere che nel giro di pochi secondi sarebbe stato avvolto dalle fiamme. E’ stata una corsa contro il tempo, ma ce l’ha fatta ed è riuscito a mettere in salvo due persone. Nella tragedia all’alba di ieri che è costata la vita a Mohamed Sghaier, tunisino di 24 anni, si è fatto largo un grande gesto di umanità ed altruismo, quello di Vincenzo D’Amico, titolare di un pub a Palermo, che sfidando i minuti che scorrevano inesorabilmente ha salvato i due amici della vittima.
Piero di Miceli e Christian Troia, 24 e 25 anni, si trovavano a bordo dell’Alfa 147 che intorno alle 4 di sabato notte si è schiantata contro un muro sulla strada statale 113: un impatto terribile avvenuto nei pressi dello svincolo di Villagrazia di Carini che non ha lasciato scampo a Sghaier, scaraventato fuori dall’auto e finito a circa due metri di distanza dal mezzo. Ai sanitari del 118 giunti sul posto non è rimasto che accertare il decesso del giovane, ma le speranze non si sono spente per gli altri due ragazzi, nel frattempo sopravvissuti all’esplosione dell’auto. Vincenzo D’Amico era di passaggio, non ci ha pensato due volte a fermarsi e a scendere dalla macchina.
“C’erano già diverse persone, una trentina. Stavano assistendo ad una tragedia, ma nessuno sembrava rendersene conto. C’era chi stava fermo, chi riprendeva la scena con il cellulare. Io ho agito senza pensarci, il mio istinto mi ha subito suggerito di intervenire, era chiaro ci fosse qualcuno dentro la macchina. Quando mi sono avvicinato all’auto ho visto un braccio fuori dal finestrino ridotto in frantumi. L’ho afferrato – aggiunge – ed ho alzato il ragazzo aiutandolo ad uscire. Poco dopo ho sentito una voce che mi chiedeva aiuto, era di un altro giovane sul sedile posteriore. Anche lui era incastrato tra le lamiere e per fortuna sono riuscito a trascinarlo fino a metà carreggiata, ad una buona distanza dalla macchina che subito dopo ha preso fuoco. Ho chiesto a chi si trovava lì di aiutarmi, nessuno si è avvicinato, mi hanno lasciato da solo. Ma sono felice di avere agito in questo modo: anch’io avevo paura, ma di certo non potevo lasciare morire due ragazzi. Non sono un eroe, l’avrei fatto per chiunque. Mi chiedo semplicemente come abbia fatto questa gente a rimanere lì, immobile. E se dentro l’auto ci fosse stato un parente o un loro amico?”.
Christian e Piero, entrambi carinesi, sono stati trasportati d’urgenza in ospedale, in condizioni gravi. “Quando staranno meglio – prosegue Vincenzo D’Amico – vorrei incontrarli. Spero questo giorno arrivi presto”. Intanto la comunità di Carini si è stretta attorno alla famiglia del tunisino, che aveva da sempre vissuto nel paese alle porte di Palermo, abitava in via Nazionale. Quella di sabato era stata una serata come tante altre, all’insegna dello svago e del divertimento, ma è terminato nel modo più tragico. Resta da accertare chi si trovasse alla guida della macchina e soprattutto l’eventuale stato d’ebbrezza: le indagini sono condotte dalla sezione Infortunistica della polizia municipale.
“Tutti e tre dei bravi ragazzi – dice Dora D’Urso, un’amica dei giovani che abita a Villagrazia di Carini – e siamo pieni di dolore per quello che è successo a Mohamed, che speriamo adesso vegli sulla sua famiglia e sui suoi due amici che dovranno rimettersi in forze. Qui siamo tutti sconvolti, vogliamo sapere come sono andate le cose, ma di sicuro siamo grati a chi ha salvato la vita a Piero e Cristian. Se non fosse stato per lui oggi piangeremmo tre cari amici”.