L'ira di Crocetta: "Abbiamo cambiato la Sicilia | Basta con i rimpasti, sono pronto alla battaglia" - Live Sicilia

L’ira di Crocetta: “Abbiamo cambiato la Sicilia | Basta con i rimpasti, sono pronto alla battaglia”

“Ho grande rispetto – ha dichiarato a caldo il governatore - per il dibattito dei partiti, a partire dal mio, sulla composizione del governo, ma tale dibattito non può essere infinito e sopratutto non può ignorare il grande percorso di cambiamento avviato in Sicilia.

Il governatore
di
6 min di lettura

PALERMO –  Il presidente della Regione reagisce a caldo alle notizie provenienti dal vertice del Pd, con un lunghissimo e infuocato comunicato: “Ho grande rispetto – ha dichiarato a caldo – per il dibattito dei partiti, a partire dal mio, sulla composizione del governo, ma tale dibattito non può essere infinito e sopratutto non può ignorare il grande percorso di cambiamento avviato in Sicilia. In un ragionamento paradossale, il tentativo dei partiti di creare un’accelerazione al governo, rischia di bloccare l’azione riformatrice”.

Il decalogo di Crocetta

Un’azione che Crocetta “snocciola” in una lunga nota. Un vero e proprio decalogo: “Qualsiasi ragionamento sulla composizione del governo – spiega Crocetta – non può prescindere da alcuni punti fondamentali: i processi di discontinuità e novità avviati dall’attuale governo, a partire dalla formazione, dal piano giovani, dalla lotta alla corruzione in tutti i settori (formazione, sanità, territorio e ambiente, turismo, acqua e rifiuti, beni culturali, infrastrutture etc), i processi di riforma e la ricollocazione razionale delle risorse; i successi ottenuti nel campo della pianificazione risorse e programmazione europea; il grande lavoro di cambiamento all’interno della burocrazia in termini di efficienza e trasparenza; l’attuale governo non è di tecnici ma di politici già concordati con i partiti che non possono rimodulare continuamente le loro valutazioni; che un governo stabile produce molto di più di un governo fragile ed esposto ai continui cambi di assessori; che il tema principale del rapporto tra i partiti e il governo sono gli indirizzi generali di governo e i processi di riforme da realizzare in parlamento; l’attuale governo non è disponibile a bilanciare con compensazioni gestionali le criticità con rappresentanze numeriche a singoli posti in giunta; l’adesione al progetto originario, che ha dato origine alla candidatura del presidente e la coerenza con quel progetto; un piano con crono-programma associato, di riforme indispensabili da realizzare, a partire da quella della burocrazia, di risparmi di spesa, la lotta agli sprechi e la coerenza con gli indirizzi nazionali del governo Renzi; il rispetto del principio delle competenze e la condivisione delle decisioni, l’autonomia del presidente senza la quale l’elezione diretta del medesimo viene vanificata e viene meno di fronte ai cittadini, il principio di responsabilità di chi compie gli atti. Dal nostro insediamento – ha concluso Crocetta – si sono realizzate cose che non hanno precedenti nella storia della Sicilia e non trovano neppure riferimento nelle attività di altre regioni”.

No al nuovo rimpasto

Così, le vicende sugli avvicendamenti in giunta appaiono per il governatore come un modo per “rallentare” questo processo virtuoso: “Mentre i siciliani chiedono di proseguire, – dice infatti Crocetta – intensificando l’azione intrapresa, nel dibattito politico emerge a tratti un tentativo di ritorno indietro su molti aspetti, persino, che il rimpasto di governo sia un tentativo di ‘rimpastare’ il presidente, che non è “impastabile”. Quello che ho fatto e continuo a fare da presidente è quello che ho concordato con i partiti e con i cittadini che mi hanno sostenuto. Dalle elezioni non è venuta fuori una maggioranza parlamentare, è compito dei partiti trovarla. Il governo non inciucia, presenta progetti che sottopone a tutti e, su tali progetti, sulle le leggi, chiede il voto parlamentare. Altri meccanismi non interessano a questo presidente che fa politica, e la sua storia ne è testimone, per finalità collettive e di interesse generale”.

La stoccata agli alleati

“Noto, – prosegue Crocetta – nei partiti alleati, una fibrillazione che non si giustifica rispetto all’ultimo rimpasto di governo. Da quella data sono avvenuti solo fatti positivi: l’accordo sul patto di stabilità, il superamento dell’impugnativa del Commissario dello Stato, la messa in ordine dei conti, il consolidamento del risparmio, lo sblocco di accordi importanti col governo nazionale, l’avvio nei termini previsti della nuova programmazione europea, l’avvio del piano giovani. Il click day non può essere strumentalizzato per verifiche di governo. In una regione normale, si sarebbe chiuso con la verifica dei programmi informatici. Se gli assessori fossero stati “politici”, avrebbero forse avuto il potere taumaturgico di evitare il click day? C’è solo un piccolo problema, che questo presidente per anni è stato estraneo a vicende della Regione ma non a quelle della politica. La politica la fa da quando aveva 13 anni, con la sola logica di cambiare l’ordine delle cose esistenti. Qualcuno non ci sta a questo cambiamento? Sono pronto alla battaglia”.

“Non mi hanno nemmeno invitato”

Il governatore, poi, non ha preso bene nemmeno la decisione di non coinvolgerlo nella riunione di oggi. “Ci si confronti, si discuta – prosegue nel suo lungo intervento Crocetta – ma vengo da un partito che per prassi consolidata, prima di assumere decisione da comunicare all’interno, non diceva all’esterno una sola sillaba. Mi trovo invece da giorni a dare risposte agli organi di stampa su domande che io sconosco. Sono uno dei pochi dirigenti nazionali del mio partito in Sicilia, non vengo neppure formalmente invitato a una riunione alla quale per statuto posso partecipare di diritto, anche se non convocato. Dovrei decidere io se andare e invece non vengo invitato, in violazione totale dello statuto. Nessuno può dire che le scelte politiche generali del governo non siano concordate con la coalizione, le cose non concordate sono le soprintendenze, i manager, i direttori amministrativi e sanitari, gli incarichi di gabinetto, i direttori generali etc. Con tale visione mi sono presentato agli elettori e tale visione ho proposto ai partiti. Questi aspetti per me rimangono insuperabili. Sono stanco di vedere “soffrire” taluni che mi pongono il problema di visibilità in un luogo o in un altro della Sicilia. Ho un caratteraccio da questo punto di vista. Vorrei uscire dall’esperienza di presidente, quando il popolo lo deciderà, riuscendo ancora a guardare tutti i cittadini negli occhi e a guardare me stesso allo specchio con tranquillità perchè in me prevale sempre un moto della coscienza che mi dice “questo non lo posso fare”.

“Asp, escluderemo gli aspiranti manager segnalati dalla politica”

“I manager che dovremo nominare nelle Asp vacanti, – affonda poi Crocetta – saranno nominati esclusivamente per competenza e saranno, purtroppo per loro esclusi, tutti quelli che hanno chiesto segnalazioni. Il governo vuole essere libero di valutare i dirigenti in assoluta autonomia e anche la politica deve fare lo stesso. Tale autonomia, una parte della politica non l’ha dimostrata, quando intervenendo sul Piano giovani ha ipotizzato future ingerenze del governo su possibili assunzioni, che non ci saranno, da parte di alcune aziende pubbliche e, poco ha avuto da osservare su questioni di legittimità di altro tipo. La linea del governo è netta ed è quella di imporre un cambiamento epocale alla Sicilia. Non mi sono candidato per le piccole mediazioni, mi fanno schifo, non mi interessano e deteriorano i rapporti persino con chi me le propone. Con me ci si confronta sui grandi processi di riforme. I partiti che sostengono il governo hanno il diritto di proporre gli assessori, il presidente ha il diritto di sceglierli. Solo che questo diritto non può essere trimestrale, i processi di governo necessitano di tempi medi e lunghi. Una Sicilia devastata dalla pratica decennale del malgoverno, del malaffare, sottogoverno, della recessione economica, dell’immobilismo burocratico, delle contraddizioni legislative inaudite, di spese arbitrarie, necessita una linea che non può inseguire i consensi ma punta alle trasformazioni che eliminano parassitismi e sacche privilegio. Ciò provoca dissensi parziali, abbastanza diffusi negli apparati, ma produce il consenso che, nell’attuale fase storica, vuol dire rigore, mettere a posto i conti, responsabilizzare la macchina burocratica, riformare il sistema e avviare un profondo processo di crescita economica, morale, civile. Questa per me si chiama rivoluzione, chi non lo condivide lo dica”.


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI