CATANIA – “In questi ultimi anni, in troppi, hanno parlato del Calcio Catania. L’unico che invece avrebbe potuto e dovuto dire qualcosa, ha preferito stare in silenzio. Adesso, posso solo augurarmi che la nuova proprietà di Ross Pelligra abbia la forza economica, la competenza, il sacro furore e la voglia di fare per portare il Catania ai massimi livelli. Questo e’ l’augurio sincero che faccio alla Catania sportiva”. Queste alcune delle dichiarazioni rilasciate da Pietro Lo Monaco in una intervista concessa all’AdnKronos.
Il dirigente calcistico con un ‘lungo’ passato nel Calcio Catania aggiunge, ribadisce ed auspica come “la nuova proprietà siculo-australiana possa avere le idee chiare a portare avanti nel miglior modo i loro progetti, tirare dritto per la propria strada con in testa l’obiettivo a prescindere dalle chiacchiere, dalle discussioni,da quanti saliranno sul carro,dal ‘tutti giudici’ e pronti a farsi belli”.
Lo Monaco poi, ricordando gli ultimi anni parecchio difficili per le sorti calcistiche ai piedi dell’Etna, con tanto di fallimento, evidenzia come “negli ultimi due, tre anni abbiamo assistito ad una pantomima. Quando il gruppo della Sigi rilevò il Catania con la compiacenza di chissà quale ordine politico, poiché venne rilevato con un milione e trecentomila euro nonostante i debiti che c’erano, vennero definiti eroi dai politici, dai tifosi, da una città intera che li osannò quando poi finì come tutti sanno”.
SUI DEBITI
“In tema di debiti – osserva ancora Pietro Lo Monaco – c’è chi parlava di 50, chi di 60, chi di 80 milioni di euro. Ognuno diceva la sua ed ogni giorno, giornalini, giornalai,giornaloni,tutti giudici,tutti che avevano e davano soluzioni”.
“Il Catania – precisa Lo Monaco all’AdnKronos – aveva una situazione debitoria notevolissima. Quando andai via la prima volta, il Catania era una delle società più in vista d’Italia da un punto di vista economico, da quello del patrimonio giocatori e non aveva un solo euro di debiti. Sul conto corrente del Catania lasciai sette milioni e mezzo”.
“Sono tornato dopo quattro anni – dice ancora il dirigente sportivo – con il Catania in Serie C e con un debito intorno ai 47-48 milioni di euro. E nel debito c’erano 24 milioni di mutuo che io stesso, una volta tornato ho provveduto a dilazionare a trent’anni, una sorta,dunque di ‘debito-non debito’. C’era il debito con l’erario – ricorda- anche quello con possibilità di dilazionare, e quello con i fornitori”.
“In quei tre anni di permanenza – tiene a ribadire Lo Monaco- ne ho levati tanti di debiti,mantenendo la squadra sempre nei piani alti della classifica, sfiorando la B per due anni consecutivi, nessuno avanzava uno stipendio ed il Catania era in vita”.
SIGI
“Poi – rileva Lo Monaco – sono arrivati gli eroi della Sigi ed il Catania è letteralmente fallito. E’ fallito il Calcio Catania Servizi solo per non pagare diciannove dipendenti che facevano andare avanti la struttura di Torre del Grifo. Struttura che ricordo faceva quattromila iscritti con un fatturato di tre milioni e mezzo di euro annui”.
“Nessuno in realtà – prosegue Lo Monaco all’AdnKronos – si è chiesto di chi sia stato il fallimento. I fallimenti hanno tanti padroni ma purtroppo uno solo ha ammesso le sue colpe, Nino Pulvirenti. Il resto? Tutti assolti e nessuno che c’entrava. Nessuno si è passato la mano sulla coscienza”.
“A Catania – dice amaramente Lo Monaco – hanno fatto tutti i fenomeni. Ma il 2 febbraio del 2007 l’ho creato io? Ed i problemi che arrivarono successivamente alla morte dell’Ispettore Raciti? Catania e’ ‘cannibalizzata’. Scrivono tutti, siti, sitarelli. Tutti che spacciano verità presunte”.
“Io non oso immaginare una persona, un gruppo che investe dei soldi partendo dalla serie D giocando a San Luca, a Paternò piuttosto che a Giarre – afferma infine Pietro Lo Monaco – come debba andare sotto la graticola dei vari soloni che, puntualmente, ai primi ‘rovesci’ tireranno fuori tutte le ‘storielle’, ‘storiette’ varie e presunte”.
“La storia del Catania – conclude Lo Monaco – non è certamente quella che si va spacciando da qualche anno a questa parte. La storia del Catania è ben altro”.