L’ombra del colpevole

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27 Giugno 2011, 21:50

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L’intervista realizzata da Riccardo Lo Verso a Gaspare Vitrano non è solo una lucida cronaca dell’abisso. E’ qualcosa di più. E’ un punto interrogativo che mette in discussione le nostre certezze. Troppe volte sacrifichiamo una persona sull’altare sanguinante della presunta innocenza che si risolve immancabilmente nel marchio della colpevolezza. A carico di Vitrano ci sono indizi pesantissimi e rilevanti. Fatti plurimi e concordanti, difficili, forse, da spiegare come semplici coincidenze. La civiltà giuridica del nostro Paese  ci insegna che un uomo diventa reo soltanto dopo un giudizio ponderato. Non vogliamo attendere la Cassazione per sbilanciarci? D’accordo, specialmente per un politico il sospetto e l’onta di una condanna di primo grado sono già elementi sufficienti ad escluderlo. Ma noi andiamo oltre, noi opinione pubblica e noi giornalisti. Chi scrive sa che un onorevole è una vittima grassoccia da dare in pasto: aumentano i clic e le copie. Chi legge non aspetta altro: vuole avere una preda tra le mani per vendicarsi della politica tutta. E’ un discorso che esula dalle responsabilità individuali. Si crocifigge il singolo per togliersi lo sfizio nei confronti del potere. Si calpesta il caduto, il forte quando è debole. Si piega la schiena al passaggio del Signore ancora in sella. E’ una viltà da sudditi.

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Nel caso specifico di Gaspare Vitrano, una corposa e motivata idea di presunta tangente si è trasformata in un linciaggio anticipato. Si valuta senza conoscere le carte nel loro fondale, sfiorandole in superficie. E la stampa ha buon gioco nel raccontare le cose dal punto di vista dell’accusa, schermando i propri vizi con l’ipocrisia del condizionale. Esiste un nesso chiaro tra informazione e procure, per cui certi pezzi di giudiziaria sembrano quasi scritti dal pm di turno. Gaspare Vitrano vive in un cono di tenebra, scomodo da dissipare. La concatenazione di cause ed effetti lascia più di un dubbio e tratteggia scenari terribili. Ma anche lui ha diritto alla parola. La presunzione d’innocenza, principio intoccabile perfino per noi, garantisti all’acqua di rose, non dovrebbe mai diventare l’ombra del colpevole.

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27 Giugno 2011, 21:50

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