L'Opera pia Ruffini chiude i battenti | Pronte 42 lettere di licenziamento

L’Opera pia Ruffini chiude i battenti | Pronte 42 lettere di licenziamento

Non si è trovato l'accordo tra Curia e sindacati. Sospesi tutti i servizi.

PALERMO – Fumata nera per i dipendenti dell’Opera pia Cardinale Ruffini di Palermo. E’ tutto pronto ormai: le lettere di licenziamento stanno per raggiungere i 42 dipendenti che da mesi ormai protestano per cercare di conservare il loro posto di lavoro. Gli ultimi incontri tra sindacati e dirigenza non hanno dato i risultati sperati: debiti per più di 2 milioni di euro, ritardi da parte della pubblica amministrazione nel pagamento dei servizi offerti dall’opcer e il taglio dei contributi regionali hanno creato un buco nero dal quale ormai sembra impossibile uscire.

Verranno sospesi tutti i servizi: dalle gestione di asili nido, all’assistenza per anziani e disabili di cui si occupava l’ente. Tanti in questi ultimi sei mesi gli appelli al presidente dell’opera pia, l’arcivescovo Corrado Lorefice, che non hanno portato ad una stabilizzazione della crisi. “Quella di chiudere i servizi è stata una decisione obbligata e sofferta – scrive Lorefice in una nota – una decisione che segue al mancato e decisivo accoglimento, nei tempi opportuni, di soluzioni efficienti ed efficaci da parte di tutti gli attori interessati”. Il vescovo si riferisce alle richieste fatte ai dipendenti: riduzione delle ore lavorative e passaggio da un contratto con gli Enti locali ad un contratto con una società privata. A quest’ultima opzione i sindacati e i lavoratori si sono sempre opposti senza cedere di un passo.

“All’incontro del 14 dicembre tra l’amministrazione e i sindacati – dice invece Ernesto Bellitteri, dipendente e rappresentante sindacale della Uil –  non e’ vero che non si è giunti ad un accordo, semplicemente non ci è stata presentata nessuna proposta degna di discussione, ma soltanto le dichiarazioni di chiusura e licenziamenti collettivi. Rappresentati dall’avvocato di Sicindustra , Alfredo Sigillo e dalla dirigente Laura Morello, i vertici dell’ente non facevano altro che ribadire la mancanza di risorse finanziarie necessarie, non solo a pagare le 15 mensilità arretrate, ma anche l’Inps per farci ottenere gli assegni di disoccupazione. Una misura che ci permetterebbe di sopravvivere per qualche mese. Non posso credere che il Vescovo – continua Bellitteri –  mia guida spirituale, agisca come un comune mortale. Nonostante i nostri accorati appelli ci ha abbandonato”. 

Lorefice dal canto suo, nella nota diffusa dal cda, sottolinea quanto sia stata “sofferta” la scelta di chiudere l’opera pia e cerca in qualche modo di dare rassicurazioni: “Naturalmente resta la preoccupazione di tutti in ordine al futuro dei lavoratori. Per quanto di competenza, sarà cura della dirigenza, quando la situazione finanziaria lo consentirà e nei modi e tempi previsti dalla legge, reperire le risorse necessarie per estinguere il debito formatosi verso questi ultimi”.

 

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