L’operaio morto sul lavoro | Sequestrato il cantiere di Carini

di

26 Luglio 2016, 15:14

4 min di lettura

CARINI (PALERMO) – Stavano lavorando insieme alla ristrutturazione di una palazzina privata nel centro storico del paese di Carini quando è avvenuta la tragedia. Giuseppe Marchiano, muratore di 66 anni, si trovava sul ponteggio, sotto stava lavorando il suo collega manovale.

Quest’ultimo ha raccontato ai carabinieri della compagnia di Carini di aver improvvisamente sentito un tonfo, di essersi voltato e di aver visto Marchiano a terra, che non dava segni di vita. Ha cominciato ad urlare, nel panico ha subito chiamato il 118, ma l’intervento dei sanitari non è riuscito a strappare alla morte il 66enne, che in base a quanto accertato da carabinieri, polizia municipale e Ispettorato del lavoro, si trovava in un cantiere abusivo.

Sul luogo dell’ennesimo incidente sul lavoro in provincia di Palermo sono infatti state rilevate numerose irregolarità e sono in corso tutti gli accertamenti per verificare chi avesse commissionato i lavori di ristrutturazione e la presenza o meno dei dispositivi di sicurezza che avrebbero dovuto tutelare l’incolumità dell’operaio. Di certo c’è che l’ufficio tecnico comunale non aveva rilasciato alcuna autorizzazione per dei lavori di sopraelevazione della struttura in via Monte Cuccio, dove il cantiere è stato sequestrato.

Giuseppe Marchiano ieri pomeriggio ha perso la vita proprio lì. Un volo terribile di oltre cinque metri non gli ha lasciato scampo. L’operaio, che avrebbe lavorato in nero, lascia la moglie e due figli. Sul corpo, come disposto ieri dal pm, è stata effettuata l’autopsia.

Articoli Correlati

Le reazioni. Il presidente della Cassa edile di Palermo, Salvo Russo, esprime le condoglianze alla famiglia dell’operaio edile morto sul lavoro a Carini “a nome mio e di tutto l’Ente bilaterale per la formazione e la sicurezza di via Borremans. Il rispetto delle norme sulla sicurezza nei cantieri edili – continua Russo – è prioritaria nella salvaguardia delle vite umane in un contesto pieno di insidie come il mondo dell’edilizia. Per questo da sempre siamo attenti e scrupolosi nella formazione attraverso i nostri corso aperti a tutti i nostri iscritti”.

Non si può morire di lavoro nero a 66 anni. È l’ennesima sciagura del mondo del lavoro che colpisce una categoria tra le più deboli, i lavoratori del settore delle costruzioni, dove l’assenza dei controlli è la regola – dice Mario Ridulfo, responsabile Salute e sicurezza presso la segreteria Cgil Palermo – . A 60 anni un lavoratore edile dovrebbe essere già in pensione. E’ una richiesta che da anni fa la Cgil, quella di considerare il lavoro edile pesante e usurante. Un operaio che per 40 anni lavora nei ponteggi, o in galleria, a zero gradi all’ombra o a 40 gradi al sole, a seconda delle stagioni, fa un lavoro che logora”. “Dalle notizie apprese, confermiamo che l’operaio morto a Carini lavorava in nero. Un dramma che accomuna molti lavoratori anziani, che non hanno in requisiti per andare in pensione con la legge Fornero e accettano qualsiasi condizione per continuare a lavorare e raggiungere l’età pensionabile”, aggiunge il segretario della Fillea Cgil Palermo Francesco Piastra. I funerali di Marchiano sono previsti per domani, nella chiesa madre di Carini.

La nota dei sindacali edili. Le segreterie provinciali degli edili di Feneal Uil, Filca Cisl e Fillea Cgil Palermo esprimono il loro sdegno in merito al tragico incidente avvenuto ieri a Carini e che è costato la vita a Giuseppe Marchiano, un lavoratore edile di 66 anni, e rivolgono le condoglianze alla famiglia. “Ormai da diversi anni denunciamo a tutti i livelli, territoriale e nazionale, che il lavoro in edilizia è estremamente usurante, per cui è impensabile che un lavoratore edile debba accedere al pensionamento all’età di 67 anni e senza deroga alcuna. Crediamo sia giunto il momento che il governo prenda i dovuti provvedimenti”. Ad affermarlo sono Ignazio Baudo, segretario della Fenal Uil, Dino Cirivello, segretario della Filca Cisl e Salvatore Bono della Fillea Cgil Palermo, che chiedono: “Quanti morti sul lavoro dobbiamo ancora piangere? Come si può pensare che all’età di 67 anni un lavoratore abbia ancora la capacità e le forze per arrampicarsi sui ponteggi o di salire su una gru? Riteniamo sia ormai giunto il momento riconoscere il lavoro edile come lavoro usurante. Torniamo pertanto a chiedere – aggiungono – che vengano intensificati seriamente i controlli da parte delle autorità competenti, per contrastare il lavoro irregolare e le condizioni di sicurezza nei cantieri di lavoro, per evitare di dovere ancora affermare che di lavoro si può anche morire”.

Pubblicato il

26 Luglio 2016, 15:14

Condividi sui social