SANTA CROCE CAMERINA (RAGUSA) –“Veronica non è un mostro. Non è cattiva. Anzi. È sempre stata buona, dolce e affettuosa”: lo afferma Tiffany Branda, migliore amica di Veronica Panarello, nell’intervista rilasciata a “Quarto Grado” e in onda nella versione integrale questa sera su Retequattro, che ne ha dato un’anticipazione. “Ero in classe con lei fino alla quinta elementare. Era affettuosa… anche perché era la più piccola, fisicamente gracilina” spiega la donna. “Aveva problematiche familiari: il papà camionista non c’era mai, altri fratelli erano più grandi, la nonna in casa… Però era una famiglia calorosa”. Tiffany prosegue raccontando il momento in cui, alle elementari, Veronica era stata sul punto di buttarsi dalla finestra dell’aula scolastica: “Come hanno detto, ha provato a suicidarsi. Da piccola, tra la terza e la quarta elementare, ha provato a buttarsi dalla finestra. Eravamo tutti seduti tranquilli… la maestra forse l’aveva ripresa, perché si chiacchierava tra amichette e, di punto in bianco, è scattata dalla sedia: ha aperto la finestra e voleva buttarsi giù. La vedevi, non era lucida. Aveva lo sguardo impaurito e vitreo… L’indomani è venuta a scuola normalmente. Le chiedevano cosa fosse successo e lei rispondeva ‘No, niente… avevo bisogno di prendere aria’” prosegue la nota. “L’ho vista in televisione e mi è sembrato proprio di rivederla in quelle giornate lì, in cui voleva buttarsi dalla finestra. Mi sembra strano che sia stata capace di uccidere un bambino che ha portato in grembo nove mesi”.
Alla domanda se Veronica possa non ricordare di aver compiuto quel gesto, Tiffany Branda ha risposto: “sì… secondo me ha il vuoto”. “L’ho sentita i primi di novembre. Mi parlava di Loris e mi diceva che era tremendo, ma perché era vivace come tutti i bimbi di quell’età” prosegue Tiffany. “Mi ha detto che non aveva mai avuto problemi e, infatti, aveva avuto un altro figlio. Era proprio innamorata di questo bambino. La sentivo proprio felice, come se avesse cancellato la parte brutta del suo passato”. “Quando è nata mia figlia, Veronica mi ha consigliato di farmi aiutare, perché un po’ di depressione può colpire tutte le mamme. Lei aveva patito un po’ di questa malattia, dopo la nascita di Loris… era una ragazzina, sola…”. La donna conclude commentando l’arresto di Veronica: “Quando l’hanno arrestata, ho detto: ‘No… non l’ha fatto con la mente lucida’”.
Il medico curante: “Non è stata lei”
“Per quello che l’ho potuta conoscere, non credo l’abbia ammazzato lei. Non mi sembra una donna capace di fare queste cose. E poi con quella freddezza. È difficile che non abbia mai dato segni di squilibrio”. Queste le parole di Giuseppe Brullo – medico curante di Veronica Panarello – intervistato dall’inviato di “Quarto Grado”. La testimonianza integrale del medico della donna accusata dell’omicidio del figlio, Loris Andrea Stival, andrà in onda questa sera su Retequattro, che ne ha dato un’anticipazione.
“Mi è sembrata una persona normale. Normalissima e lucida. Una mamma molto attaccata ai figli. Non mi ha mai dato l’impressione di essere una persona debole di mente, né mi ha mai chiesto farmaci di tipo psichiatrico”, spiega il dottore. “Ho avuto modo di vederla dopo il fatto: lì ho notato un qualcosa di strano. Mentre le stavo mettendo una flebo, perché era disidrata e non mangiava da giorni, si rifiutava e mi chiedeva il parrucchiere per tagliarsi i capelli”. prosegue Brullo. “Questa cosa mi ha sconvolto, perché non è normale. Diceva che gliel’aveva chiesto il figlio, perché voleva la mamma con i capelli corti e lo voleva accontentare. Mi ha domandato, come fanno tutte le mamme che soffrono, di darle qualcosa per farla morire, per raggiungere il figlio”, prosegue la nota. “Il primo giorno in cui sono andato da lei, mi ha chiesto di portarle il ‘famoso’ cacciatore che aveva trovato Loris, per farglielo conoscere. Gli ha chiesto ripetutamente come l’avesse trovato, in che condizioni, se gli avesse preso la mano, se gli avesse fatto una carezza, se Loris avesse ferite, come fosse vestito”. Alla domanda se la donna avesse voluto sapere delle fascette o dei polsi, l’uomo replica: “No. Non glielo ha mai chiesto”. E conclude: “Conosco Orazio Fidone. Siamo anche parenti e quando l’ho accompagnato da lei, non mi ha mai dato impressione che si conoscessero o potesse esserci un legame”.
(Fonte ANSA)