Madre e figlia morte nel rogo | Nove anni senza giustizia

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11 Settembre 2017, 18:10

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PALERMO – La misura è colma. I parenti delle vittime non nascondo lo sconforto. “Questa non è giustizia”, dicono in aula. Sono trascorsi nove anni e il processo è impantanato.

Sotto accusa per omicidio come conseguenza di altro delitto – l’incendio – c’è Claudio D’Antoni, figlio del titolare del negozio di telefonia ed elettronica distrutto dalle fiamme in via Pindemonte, a Palermo. L’incendio provocò la morte di Maria Stella e Fatima Cristina Lo Verso, madre e figlia, che abitavano al primo piano della palazzina. L’imputato ha sostenuto che ad appiccare le fiamme sarebbero stati gli esattori del racket.

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Era l’estate del 2008. Nove anni dopo, rinvio dopo rinvio, il processo è ancora fermo al primo grado di giudizio. Secondo l’accusa, l’imputato avrebbe appiccato il fuoco per frodare l’assicurazione. Stamani nuovo rinvio davanti al Tribunale presieduto da Sergio Ziino. Si è scoperto che dell’imputato, nel frattempo detenuto per un’altra vicenda, non è stata chiesta la traduzione in aula.

Il processo era già giunto alla richiesta di pena. Il pm Ennio Petrigni aveva chiesto la condanna a 15 anni per l’imputato, ma per il trasferimento di un giudice si è ripartiti da zero. Stamani era prevista l’audizione di alcuni testimoni, ma è arrivato l’ennesimo rinvio. Uno scandalo”, dicono fratelli e figli delle vittime, parte civile con l’assistenza degli avvocati Calogero Vella e Vincenzo Pillitteri.

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11 Settembre 2017, 18:10

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