09 Febbraio 2023, 16:51
3 min di lettura
CATANIA – Non erano organici al clan, ma ne usavano la forza e il peso: è l’ipotesi su cui lavorano gli investigatori sui fratelli Vitale, arrestati ieri nel blitz Slot Machine con l’accusa di associazione a delinquere e di traffico di sostanze stupefacenti. Secondo la ricostruzione del Gip Simona Ragazzi nella sua ordinanza di custodia cautelare i Vitale utilizzavano la parentela con Santo Aiello, loro cognato, per appoggiarsi al clan Cappello e recuperare più facilmente i crediti legati al narcotraffico.
Il profilo di Santo Aiello è ricostruito tra le pagine dell’ordinanza di custodia cautelare, in cui oltre alle intercettazioni degli investigatori della Guardia di Finanza sono citati due collaboratori di giustizia. Sono, infatti, Salvatore Castorina e Carmelo Liistro a mappare la posizione di Aiello e dei fratelli Vitale nella galassia criminale catanese.
Su Aiello, il gip scrive che ha commesso vari reati tra cui rapina, sequestro di persona, delitti in materia di armi e munizioni e l’associazione di stampo mafioso fino al 1993. Per questo Aiello ha passato un lungo periodo nel carcere di Spoleto, ma appena uscito è tornato nell’orbita del clan Cappello.
Aiello ha sposato Francesca Vitale, sorella di Fabio, Franco, Giuseppe e Santo, e sarebbe il tratto d’unione tra il clan Cappello e i quattro fratelli. Secondo la ricostruzione degli investigatori, i Vitale usano la “forza intimidatrice” dei Cappello per condurre i propri affari.
A parlarne è il pentito Salvatore Castorina, coinvolto a lungo nelle vicende del traffico di droga nel catanese. Secondo Castorina i Vitale “sono tra i più grossi fornitori di stupefacenti di Catania. Io so che non sono ‘dichiarati’ con il clan, ma se hanno problemi si rivolgono ai Cappello, ad esempio per effettuare attività di recupero credito”.
In cambio i Vitale riforniscono Salvuccio Lombardo junior, nome di spicco dei Cappello, di cocaina: “Senza aggiungere – racconta ancora Castorina – nessuna percentuale di guadagno a loro favore, vale a dire che la vendevano a prezzo di costo”.
Proprio su alcune vicende di recupero crediti si concentrano diverse intercettazioni effettuate dagli investigatori del Gico. Nelle registrazioni si possono spesso ascoltare i fratelli Vitale che chiedono al cognato Aiello di recuperare dei soldi: “Io – dice Fabio Vitale in una intercettazione con Aiello – ho detto a Domenico ‘Appena gli mando mio cognato lui i soldi me li va a prendere'”.
Aiello, a sua volta, si impegna con il cognato a fare leva sul suo spessore criminale: “Gli diamo la rimanenza dei sessantamila euro – dice in una registrazione – e appena parla gli dico muto e vattene perché ti sparo in faccia e mandami i tuoi compagni!”.
Un altro elemento che emerge tra le carte dell’inchiesta Slot Machine è la presenza di Aiello a diverse riunioni tra gruppi criminali catanesi, prova, scrive il Gip, del “suo spessore criminale e il suo effettivo legame con i gruppi criminali etnei”.
In un caso, Aiello partecipa a un incontro chiarificatore tra i clan Cappello Bonaccorsi e Cursoti milanesi per questioni di droga. L’incontro doveva essere molto delicato e, dunque, richiedere personalità di primo piano della criminalità: i partecipanti arrivano tutti armati e pronti a un confronto. Lo stesso Aiello è intercettato mentre racconta l’incontro a Giuseppe Vitale: “Io mi sono buttato in mezzo a loro, io uscivo con le moto con loro, perché avevano le pistole addosso, davvero! Quello, Simone, mi ha detto ‘Zio Santo io sparo’, io gli ho detto ‘Anche io, non ti preoccupare'”.
Aiello dice di essere disposto a sparare anche in un’altra occasione, quando i Vitale prendono più di quaranta chili di droga dal gruppo dei Nizza ma il carico viene sequestrato dalla Guardia di Finanza. I Nizza si aspettano un pagamento, che invece i Vitale non vogliono fare. Aiello cerca di dirimere la questione, ma arriva a dire che, se non si arriva a un accordo, andrà alla guerra a fianco dei cognati, abbandonando i propri compagni di clan.
Pubblicato il
09 Febbraio 2023, 16:51