Droga, il viaggio della coca dalla Toscana a Catania - Live Sicilia

Droga, il viaggio della coca dalla Toscana a Catania

Dalle carte dell'operazione "Slot Machine" emerge uno dei metodi usati dai narcotrafficanti per spostare stupefacenti in tutta Italia

CATANIA – Fiumi di cocaina viaggiavano dalla Toscana a Catania, nascosti dentro automobili che viaggiavano su delle bisarche: è il metodo usato dal gruppo criminale scoperto nell’operazione Slot Machine, che ieri mattina ha portato in carcere 21 persone.

La fonte in Toscana

Le indagini della Guardia di Finanza hanno permesso di scoprire come il gruppo dei fratelli Vitale si fornisse di droga. Tra i diversi canali individuati c’è quello costituito da Paolo Messina e da Erion Keci, entrambi arrestati nel blitz di ieri, che operavano da una base in Toscana.

In particolare, Paolo Messina è il titolare di due società per il commercio di auto e per questo ha spedito più volte delle auto a Catania usando delle bisarche. A lui gli investigatori arrivano intercettando il telefono di Franco Vitale: grazie alle intercettazioni si rendono conto che Vitale e Messina parlano spesso di grosse cifre di denaro e che Messina sposta carichi di marijuana e cocaina verso la Sicilia.

Dieci chili

Una grossa spedizione di dieci chili di cocaina, ricostruita attraverso le intercettazioni e i pedinamenti e riportata nell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal Gip, permette agli investigatori di farsi un’idea di come lavori Messina. Da titolare di ditte che commerciano automobili richiede spesso lo spostamento di vetture da un luogo all’altro tramite bisarche di altre ditte. Nascondendo la droga all’interno delle auto e caricandole poi su bisarca riesce a evitare i controlli di polizia. In più può anche fare a meno di corrieri: basta essere presente quando l’auto è caricata e poi al suo arrivo, nella sede di una ditta vicino all’aeroporto di Catania.

La spedizione di metà aprile documentata dalle carte dell’inchiesta avviene con un’Opel, una Fiat e una Mercedes che Messina spedisce dalla sua base in Toscana. Messina attende le auto a Catania e dopo averle svuotate consegna la droga, per custodirla, a Giovanni Santoro, già indagato e condannato in primo grado a 18 anni di reclusione per altri fatti di droga e per associazione a delinquere di stampo mafioso.

L’arresto

Tra il giugno e il luglio del 2019 gli investigatori si rendono conto che un nuovo carico di cocaina è in arrivo a Catania. Messina prepara le auto da spostare: una decina da Gela e due dalla Toscana, una Crysler PT Cruiser e una Bmw X5. Anche questa volta la spedizione è preceduta da decine di telefonate e contatti tra Messina e i fratelli Vitale, tutti documentati dalle microspie.

La bisarca arriva in Sicilia, ma c’è un intoppo: l’autista perde le chiavi della Bmw di Messina e non può scaricarla. Nel deposito vicino all’aeroporto Fontanarossa dunque arriva solo la Crysler, mentre la Bmw finisce nel deposito della ditta a cui appartiene la bisarca.

Messina comunque decide di svuotare la Crysler e sotto gli occhi dei finanzieri del Gico, che lo sorvegliano, prende tre panetti di colore marrone nascosti nell’auto e li infila in una busta bianca. Poco dopo gli uomini della Finanza intervengono e arrestano Messina.

Gli investigatori in seguito controllano anche la Bmw rimasta bloccata sulla bisarca e al suo interno trovano nove panetti di cocaina. In totale nell’operazione vengono sequestrati 13 chili e mezzo di droga.


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