CATANIA – Il collaboratore di giustizia Giuseppe Scollo aveva portato un colpo di scena nel processo a carico di Orazio Finocchiaro, accusato di aver pianificato un attentato nei confronti di un pm della Procura di Catania. L’ex reggente di Lineri dei Santapaola ha raccontato di aver saputo di questo “progetto” dalla bocca di Francesco Finocchiaro e Marcello Faro, detenuti con lui nel carcere di Bicocca, tra la fine del 2013 e l’inizio del 2014, durante l’ora d’aria. Lo zio dell’imputato, addirittura avrebbe, manifestato la sua totale contrarietà a quest’idea di “uccidere Pacifico”.
Oggi sono stati ascoltati i due protagonisti del dialogo incriminato. Francesco Finocchiaro interrogato dagli avvocati della difesa ha “negato la discussione e ha escluso di aver contatti con Giuseppe Scollo”. Anche se in sede di controesame “Iattaredda” ha ammesso che in quel periodo era codetenuto con il collaboratore di giustizia e che aveva avuto occasioni di vederlo. Su Marcello Faro, Francesco Finocchiaro è lapidario: “Tutti lo sapevano che aveva problemi di salute mentale e che era stato ricoverato a Barcellona. Era un tipo strano”.
“Non ricordo niente” – afferma proprio Faro in sede di interrogatorio. “Nel 2012 avevo problemi di salute e prendevo anche dei farmaci”. Il pm sollecita la sua memoria: “Ma Francesco Finocchiaro lo conosce?”. Il teste risponde di “no”, ma quando il sostituto procuratore Antonella Barrera gli fa notare che hanno in comune lo stesso carcere, a quel punto Faro “ammette di conoscere un certo Franco, ma solo di vista”. Quando durante l’esame si accenna all’attentato al magistrato, se mai ne aveva sentito parlare, Marcello Faro è categorico: “Dottoressa non ne sono mai venuto a conoscenza, sono cose di cui io voglio restare fuori”.
Il processo è stato aggiornato al prossimo 8 giugno: sarà ascoltato Orazio Finocchiaro che ha già chiarito che risponderà alle domande dell’accusa. Un momento cruciale del procedimento. Inoltre il Tribunale scioglierà la riserva sulla richiesta della difesa di eseguire una comparazione calligrafica tra i pizzini e la scrittura di Paolo Leone, quel famoso personaggio che Orazio Finocchiaro aveva indicato come suo “scribano”. Una richiesta che nasce dal fatto che il consulente della Procura ha indicato come combatibile la grafia utilizzata nei bigliettini (con l’ordine di uccidere il pm Pasquale Pacifico) e quella con cui erano stati compilati i documenti del detenuto Orazio Finocchiaro. E per stessa ammissione dell’imputato erano stati redatti da altre persone: e tra questi ci sarebbe proprio Paolo Leone.