Cronaca

Mafia, armi e droga: Cappello-Bonaccorsi, arrestati 15 esponenti

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03 Febbraio 2021, 07:02

8 min di lettura

CATANIA – Mafia, maxi blitz, arrestati esponenti del clan Cappello Bonaccorsi.

I fermi

In campo centinaia di uomini della Squadra Mobile etnea e del Servizio Centrale Operativo, insieme ai Reparti Speciali, coordinati dalla DDA di Catania.

L’operazione è avvenuta il 26 gennaio. Leggi l’inchiesta.

Le perquisizioni

Le perquisizioni hanno consentito il rinvenimento di un vero e proprio arsenale nella disponibilità del gruppo, di significative quantità di stupefacente e danaro in contante.

I nomi

Ecco i nomi degli arrestati ritenuti, a vario titolo, responsabili dei reati di associazione di tipo mafioso (clan Cappello-Bonaccorsi) con l’aggravante di essere l’associazione armata, associazione a delinquere finalizzata al traffico ed allo spaccio di sostanza stupefacente e spaccio in concorso delle medesime sostanze con l’aggravante di avere agevolato il clan Cappello-Bonaccorsi; detenzione illegale e porto in luogo pubblico di diverse armi clandestine da guerra nonché ricettazione delle stesse in concorso, con l’aggravante di aver commesso il fatto al fine di agevolare il clan Cappello-Bonaccorsi. In particolare, a Cappello Massimiliano ed a Lombardo Salvuccio Jr. il G.I.P. ha riconosciuto il ruolo di capi ed organizzatori della cosca mafiosa citata.

1. CAPPELLO Massimiliano, cl 1967;

2. LOMBARDO Salvuccio Junior, inteso “Salvucciu u ciuraru”, cl 1994;

3. CAVALLARO Sebastiano, inteso “Seby” o “baffo”, cl 1992;

4. CRISTAUDO Renzo, cl 1993;

5. FINOCCHIARO Alessio, cl 1994;

6. GANGEMI Emilio, cl 1975;

7. SPARTANO Giuseppe, inteso “u Cussotu “, cl 1989;

8. SURU CosteI, alias “Mariu u rumenu”, cl.1984,

9. DISTEFANO Giuseppe, inteso “Pumpa”, cl 1977;

10. LA ROCCA Giuseppe Francesco, alias “Colombrino cl.1995;

11. CAVALLARO Francesco, cl.1985;

12. MESSINA Domenico Alessandro, cl. 1993, già sottoposto per altra causa agli arresti domiciliari;

13. MESSINA Giusi, cl. 1975;

14. SANTORO Giovanni, inteso “Giuvanni sett’anni” , cl. 1983;

il provvedimento del G.I.P. è stato altresì notificato in carcere a:

15. RAPISARDA Giuseppe Paolo, inteso “Paolo cupittuni”, cl. 1982, già detenuto per altra causa;

Il provvedimento

Il provvedimento del G.I.P. è scaturito dall’esecuzione di decreti di fermi emessi da questa Procura distrettuale a gennaio 2021 a seguito dell’intervento operato dalla Squadra Mobile di Catania e dal Servizio Centrale Operativo di Roma che, in esito ad ampie attività di perquisizione locale, ha consentito il rinvenimento di numerose armi da fuoco come di seguito meglio specificato. In tale contesto, sono stati arrestati in flagranza di reato degli indagati Distefano Giuseppe, Cavallaro Francesco e La Rocca Giuseppe Francesco ed al fermo di tutti gli altri indagati, ad eccezione di Rapisarda Giuseppe Paolo, Messina Giusi e Messina Domenico Alessandro nei confronti dei quali è stata avanzata contestualmente richiesta di applicazione di misura coercitiva, accolta dal GIP.

Le indagini

Le complesse indagini condotte dalla Squadra Mobile di Catania e dal Servizio Centrale Operativo, coordinati dalla Direzione Distrettuale Antimafia, che erano state avviate a seguito della scarcerazione del predetto Cappello Massimiliano – fratello dello storico leader Turi Cappello – avvenuta il 16 giugno 2019, erano finalizzate a monitorare la riorganizzazione del clan Cappello-Carateddi, duramente colpito dai numerosi provvedimenti giudiziari succedutisi senza soluzione di continuità negli ultimi anni.

Le investigazioni condotte nei confronti di Cappello Massimiliano hanno permesso di individuare uno dei più fedeli collaboratori di quest’ultimo in Gangemi Emilio che, nel periodo coperto dalle indagini, ha rivestito il ruolo di factotum del predetto Cappello essendo questi limitato negli spostamenti per via della sottoposizione alla misura di prevenzione della sorveglianza speciale di P.S.

Summit ripresi dalle telecamere

Il monitoraggio dei due ha permesso di far emergere l’impegno dell’indagato Cappello Massimiliano nel riprendere in mano le fila del clan, tanto da organizzare presso la sua abitazione, dove era stato avviato un monitoraggio a mezzo di videoriprese, incontri con esponenti storici dell’organizzazione in parola, talora fissati presso abitazioni di terzi soggetti estranei al clan ma a disposizione degli indagati, al fine di scongiurare eventuali controlli da parte delle Forze dell’Ordine.

Il controllo dei quartieri

È altresì emerso che Cappello Massimiliano, unitamente al Gangemi, gestiva una piazza di spaccio sita nel popolare quartiere di San Giovanni Galermo, fattivamente collaborato sul posto da Rapisarda Giuseppe Paolo, inteso “Paolo cupittiuni”, che sovrintendeva alle attività illecite di offerta in vendita e spaccio di sostanze stupefacenti.

Il clan Cappello è da sempre stato caratterizzato dalla suddivisione in squadre operanti nei diversi quartieri cittadini.

Articoli Correlati

Ciò è stato ulteriormente riscontrato nel corso della presente indagine che ha consentito di individuare, oltre alla squadra facente capo al Cappello anche la frangia riconducibile al citato Lombardo Salvuccio Jr, figlio di Lombardo Salvatore inteso “u ciuraru” cugino di Turi Cappello.

Le armi nei villaggi a mare

È stato accertato Lombardo Salvuccio Jr, nonostante la giovane età, era a capo della squadra più pericolosa della consorteria mafiosa, in quanto dotata di una notevole disponibilità di armi, la quale aveva la sua base operativa nei villaggi balneari di Campo di Mare e Ippocampo di Mare, siti nel parco dell’Oasi del Simeto all’estrema periferia sud di Catania.

I due villaggi costruiti a ridosso del mare e quindi già di per sé difficilmente accessibili erano stati non solo colonizzati dagli indagati, ma trasformati in veri e propri fortini presidiati da impianti di video sorveglianza e da vedette al fine di prevenire qualsivoglia intrusione da parte di Forze di polizia o comunque da soggetti non autorizzati.

Telecamere puntate sulla polizia

A tal proposito, temendo di essere destinatari di misure cautelari, i sodali non solo trascorrevano talora le notti aggirandosi in prossimità degli uffici di polizia, per monitorare l’eventuale uscita di mezzi che potessero lasciar presagire l’esecuzione di provvedimenti di cattura, ma avevano anche pianificato (dotandosi a tal fine di idonei strumenti tecnici) l’installazione di telecamere in corrispondenza di punti di interesse, tra i quali anche la sede della Squadra Mobile di Catania.

Lo spaccio dell'”Amnesia”

Lombardo era attivamente coadiuvato da Cavallaro Sebastiano, al quale il G.I.P. ha riconosciuto il ruolo di organizzatore, preposto alla gestione degli affari riconducibili illeciti del gruppo di Lombardo Salvuccio Jr, tra i quali, principalmente, il traffico di un particolare tipo di sostanza stupefacente denominata, in gergo, “amnesia” proprio in relazione agli effetti prodotti sul fisico di chi la assume.

I due sodali potevano altresì contare sulla stabile partecipazione all’organizzazione dedita al traffico di sostanze stupefacenti di Cavallaro Francesco, La Rocca Giuseppe Francesco, Spartano Giuseppe, Distefano Giuseppe e Cristaudo Renzo. Nei confronti degli ultimi due il G.I.P., condividendo l’impostazione di questo ufficio, ha ritenuto la sussistenza di gravi indizi di colpevolezza anche del delitto di associazione di stampo mafioso.

Il sequestro di 22 chili di erba

Nel corso delle indagini, a riscontro delle attività tecniche, il 20 novembre 2020, venivano sequestrati kg. 2,130 della citata sostanza stupefacente e tratti in arresto, in territorio della provincia di Messina, due corrieri che trasportavano la droga che era stata commissionata da Messina Giusi e dal figlio Messina Domenico Alessandro (quest’ultimo già all’epoca dei fatti sottoposto al regime degli arresti domiciliari nel comune di Milazzo). L’ordinanza emessa dal GIP nei confronti dei due Messina è stata loro notificata presso il domicilio in Milazzo.

Presso l’abitazione di Cavallaro Francesco, inoltre, in occasione dell’intervento della Squadra Mobile di Catania e del Servizio Centrale Operativo di gennaio scorso, sono stati rinvenuti e sequestrati 22 kg circa di sostanza stupefacente del tipo marijuana, strumenti per la pesatura e materiale atto al confezionamento.

La perquisizione compiuta presso l’abitazione dell’indagato La Rocca Giuseppe Francesco e presso l’attigua dimora confinante (legata a quella dall’indagato da un filo elettrico che attingeva all’impianto elettrico dell’indagato) consentiva di rinvenire una vera e proprio serra adibita alla coltivazione della marijuana, nella quale si trovavano 73 piantine e tutta l’apparecchiatura necessaria alla cura ed alla crescita delle stesse piante.

Il denaro in contanti

Il traffico illecito gestito dal clan era certamente molto redditizio così come dimostrato dal sequestro della somma di euro 188.000,00 euro in banconote contanti.

L’arsenale

L’aspetto più interessante dal punto di vista criminale che denota l’elevatissimo grado di pericolosità del gruppo investigato è certamente quello relativo alla disponibilità di una vera e propria santabarbara ed alla abitudine degli indagati a girare armati. Come dimostrato in corso di indagine la custodia e la manutenzione dell’arsenale erano affidate a Distefano Giuseppe e a Suru CosteI, alias “Mariu u rumenu”, persone di estrema fiducia ed abili nel maneggio delle armi.

Ed è proprio presso l’abitazione di Distefano Giuseppe che venivano sequestrati giubbotti antiproiettile e le seguenti armi con relativo munizionamento:

1 pistola mitragliatrice 9×19 marca Luger, priva di segni identificativi, corredata da un caricatore privo di munizionamento con silenziatore;

1 pistola mitragliatrice calibro 7,65 marca Skorpion calibro 7.65 Browing, corredata da un caricatore privo di munizionamento;

1 fucile mitragliatore calibro 9 marca Sterling modello MK5, corredata da n°2 caricatori a banana ed un silenziatore avvitato alla canna;

1 pistola semi automatica modello 70 marca Beretta, calibro 7.65, con matricola abrasa, corredata da un caricatore privo di munizionamento;

1 pistola semi automatica marca Colt mod Government, calibro 380, corredata da un caricatore priva di munizionamento;

1 pistola semiautomatica Beretta modello 71 calibro 22 LR, corredata da un caricatore privo di munizionamento;

1 fucile Beretta modello AR70 Sport, calibro 222R. corredato da un gruppo ottico e n° 2 caricatori;

1 fucile d’assalto tipo Kalashnikov, calibro 7.62 x 39, corredato da un caricatore privo di munizionamento, una busta in plastica trasparente contenente varie cartucce;

1 fucile d’assalto modello Kalashnikov, calibro 762 x 39 corredato da n° 04 caricatori privi di munizionamento;

1 fucile d’assalto tipo Kalashnikov, calibro 7.62×39 corredato da caricatore privo di munizionamento ed un sacchetto in plastica contenente n° 51cartucce calibro 762×39.

Nelle pertinenze dell’abitazione di Cavallaro Sebastiano venivano rinvenute e sequestrate:

1 pistola semi automatica marca Glock mod.20 cal.40sv, matricola parzialmente abrasa completa di caricatore contenente nr.10 cartucce dello stesso calibro;

1 pistola semiautomatica marca Beretta mod.92 S cal. 9×19, con canna filettata, matricola obliterata;

1 scatola in cartone per munizioni marca Browing Coult con all’interno nr.38 cartucce marca Geco cal.380 a.c.p. ed inoltre nr.1 cartuccia cal.9×19 marca Luger;

Ulteriori dettagli dell’operazione verranno forniti in occasione dell’incontro con la stampa che si terrà domani presso la sala “Raciti” del X Reparto Mobile di Catania.

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03 Febbraio 2021, 07:02

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