CATANIA – Orazio Giuseppe Santonocito, l’ultrasettantenne ritenuto il capo del clan di Cosa Nostra di San Pietro Clarenza, è fratello di Giuseppe, detto Pippo Scillicchia e esponente del clan del Malpassotu. Ha al suo attivo una condanna a 27 anni, in passato; ed è stato scarcerato, dopo brevi periodi di libertà, il 1 agosto del 2018.
La sua vicenda personale si intreccia a doppio filo, secondo l’inchiesta Old Horse, condotta dai carabinieri della compagnia di Gravina e del comando provinciale di Catania – che ieri mattina ha portato a 9 arresti nel tra San Pietro Clarenza e Belpasso – con la storia recente della mafia nella sua città.
I clan e la droga
Secondo gli inquirenti, Santonocito avrebbe capeggiato due gruppi. A San Pietro Clarenza sarebbe stato spalleggiato dal 56enne Alfio Caruso, che si sarebbe occupato anche della gestione del traffico di droga. A Belpasso, invece, i suoi presunti complici sarebbero stati Daniele Licciardello e Barbaro Stimoli, rispettivamente di 51 e 46 anni.
Il caso di questi due centri pedemontani è uno dei pochi, nella geopolitica criminale della mafia catanese, in cui la droga non è il core business dell’organizzazione. Il traffico di marijuana sta al clan Santonocito, si direbbe, come il pizzo sta agli altri clan dei Santapaola. Con la droga, Caruso e gli altri, per gli investigatori “controllano il territorio”. Proprio come altrove la controllano attraverso il racket delle estorsioni. L’obiettivo dichiarato, infatti, è evitare che altri delinquenti possano invadere queste piazze.
Il “recupero crediti” della mafia
Una caparra non restituita, un’auto venduta, persino una moto rubata e l’ex “responsabile” di una squadra di calcio. Sono alcuni dei casi in cui il gruppo di Santonocito sarebbe sceso in campo, per così dire, operando come se fosse stato un’agenzia di recupero crediti, ma attraverso minacce. In certi casi anche in collaborazione con altri gruppi, tra cui anche alcuni uomini del clan Mazzei, meglio noti con il soprannome di Carcagnusi.
In un caso, la vittima di un recupero crediti “forzoso” sarebbe stata costretta a pagare in contanti un’auto da un concessionario con cui avrebbe – quantomeno così era secondo il venditore – maturato un debito, e anche con due agnelli, che Santonocito e Santo Laudani avrebbero diviso. Il tutto tra il marzo 2021 e gennaio 2022.
La droga, la cassa comune e i soldi ai Santapaola
Da maggio 2021 a gennaio 2022 Caruso avrebbe gestito un giro di marijuana a San Pietro Clarenza. Assieme a una complice, avrebbe gestito anche la cassa comune. E secondo gli investigatori si sarebbero curati sempre di versare una quota al clan Santapaola della loro cittadina, di cui, per gli inquirenti, avrebbero fatto parte.
In una ipotesi di cessione di stupefacenti, contestata a Caruso assieme ad altri presunti complici, sono elencati anche i nomi dei “clienti”. In certi casi sarebbero state consegnate anche delle piantine di marijuana. L’ordinanza del gip Daniela Monaco Crea, che ha portato all’operazione Old Horse, è un documento di 276 pagine. Tra oggi e domani potrebbero partire gli interrogatori.