Cronaca

Mattarella: “E’ compito della Repubblica custodire la memoria”

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23 Maggio 2021, 12:14

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PALERMO – Il capo dello Stato ha reso omaggio a Giovanni Falcone alla caserma Lungaro. “In questo luogo ogni anno si rinnova il ricordo della strage di Capaci e di via D’Amelio. Ogni anno coinvolgendo studenti di tutta Italia rinnovando la vicinanza di tutto il nostro popolo nel ricordo delle vittime e della solidarietà dei loro familiari” Lo ha detto il presidente della Repubblica Sergio Mattarella alla caserma Lungaro poco prima di svelare la teca che contiene l’auto della scorta distrutta dal tritolo della mafia il 23 maggio del 1992. “Qui con la lapide e adesso con la teca che custodisce in maniera fortemente coinvolgente i resti della Quarto Savona quindici vi è un ricordo permanente di entrambe le stragi e delle sofferenze e delle vite sconvolte costituisce – ha proseguito – una delle motivazioni che donne e uomini della polizia di stato avvertono nel loro impegno per tutte le forze dell’ordine nel ricordo dei loro tanti caduti e dei loro familiari. Ma la mia presenza qui è la corona deposta poc’anzi davanti la lapide può testimoniare che questo ricordo appartenga all’intera repubblica, alle sue istituzioni e ai cittadini. La memoria è un dovere che non riguarda soltanto la polizia di stato, carabinieri, guardia di finanza o gli altri corpi dello stato. Riguarda la repubblica che ha il dovere di custodirla con grande riconoscenza e solidarietà per i familiari. Questo è il momento del ricordo che si sottolinea con quanto rimane di quell’auto. È un ricordo che rimane nell’animo dei nostri concittadini”

Il ringraziamento del Questore

“Grazie di cuore signor Presidente per aver voluto celebrare questo giorno con le donne e gli uomini della Polizia di Stato di Palermo, nel luogo più significativo, la Caserma Pietro Lungaro, da cui quotidianamente partono più di mille lavoratori della Polizia di Stato per presidiare le strade di Palermo e della sua provincia a garanzia della sicurezza dei cittadini”. Lo ha detto il questore di Palermo Leopolodo Laricchia alla caserma Lungaro durante la visita del capo dello Stato Sergio Mattarella. “Questo luogo per i poliziotti di Palermo è più di un ufficio, è un luogo quasi familiare dove, ben oltre l’orario di servizio, ciascuno trascorre gran parte della sua giornata. – ha aggiunto – Ma soprattutto è un luogo della memoria, carico di un profondo significato che interpella intimamente ognuno di noi poliziotti sulla motivazione etica della scelta di servizio e di vita, rendendola ogni giorno più salda, possiamo definirlo un luogo che porta in sé una sacralità, espressa in simboli: il Tricolore, la lapide che fa memoria dei caduti delle due stragi e questa teca, oggi rinnovata, che contiene ciò che rimane della Quarto Savona 15, l’auto di scorta che anticipava quella dei magistrati Giovanni Falcone e Francesca Morvillo e dove hanno trovato, in un attimo, la morte Antonio, Rocco e Vito il 23 maggio di 29 anni fa. Da questo luogo, Signor Presidente, uscirono i nostri ragazzi, quel tragico 23 maggio, per l’ultima volta”

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Lamorgese: “Capaci, colpo durissimo per la democrazia”

“La cerimonia di oggi ci riporta con la mente allo sgomento di quel 23 maggio di 29 anni fa. Inaudita ferocia con cui venne cancellata l’esistenza di donne e uomini dello Stato lasciò il nostro paese nello sbigottimento seminando angoscia e dolore”. Lo ha detto il ministro degli Interni Luciana Lamorgese, oggi in visita alla caserma Lungaro a Palermo. “Fu un colpo durissimo inferto alla democrazia ed è una ferita ancora aperta per la comunità nazionale e per le famiglie delle vittime. – ha aggiunto – La Sicilia diventava uno scenario terribile dopo le uccisioni che avevano visto cadere negli anni precedenti tanti capaci e fedeli servitori dello stato. In un lungo e luttuoso elenco che è parte della nostra memoria collettiva. Le istituzioni e la società che sembrava smarrita di fronte all’agghiacciante attacco delle stragi mafiose reagirono con determinazione e lucidità. L’eccidio di Capaci si considerò come ebbe a dire il ministro della giustizia di quei tempi il peggior affare che avessero potuto concepire i capi della mafia corleonese. Molti di essi furono arrestati processati condannati recidendo una delle espressioni della criminalità organizzata che l’Italia repubblicana ricordi”. “Davanti a noi ecco i resti della Quarto Savona Quindici e il nome in codice della vettura in cui viaggiava la scorta di Giovanni Falcone di Francesca Morvillo e che aveva a bordo Rocco Dicillo, Antonio Montinaro Vito Schifani. Il groviglio di queste lamiere di fronte a cui ci inchiniamo non è il simbolo di una sconfitta come avrebbe voluto la disumana ferocia mafiosa – ha osservato il ministro degli Interni – Rappresenta il principio di una grande pagina di riscossa civile. La criminalità organizzata è stata considerata da quel tempo anche dalle nostre leggi un’insidia e una minaccia non inferiore a quella portata dal terrorismo al territorio dello stato. Il fiorire a Palermo in Sicilia in tutto il paese di iniziative animate dall’intento di dar voce all’Italia onesta fiera della sua rettitudine e al suo ripudio della mafia. Rappresenta il frutto più maturo di una coscienza civile di cui dobbiamo essere orgogliosi”.

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23 Maggio 2021, 12:14

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