Maxi rapina in casa di un commercialista | Quattro arresti a Palermo

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14 Maggio 2014, 06:10

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PALERMO – A distanza di un anno dalla maxi rapina in casa di un commercialista palermitano finiscono in manette i presunti autori del colpo, avvenuto nel maggio del 2013 in un elegante palazzo di via Sant’Agostino, nel centro storico. Oltre centomila euro il bottino, tra oggetti di antiquariato, dipinti preziosi, gioielli e denaro in contanti.

Ad effettuare gli arresti i poliziotti del commissariato Oreto al termine di lunghe indagini coordinate dalla Procura di Palermo a cui avrebbe fornito un notevole contributo la descrizione dei malviventi effettuata dalla stessa vittima. Si tratta di Diego Calandra, 32 anni,  Gaspare Lo Giudice, 36 anni, Emanuele D’Alessandro e Giuseppe D’Alessandro, 22 anni, tre dello Zen uno della zona di Baida. Per il professionista 45enne quella fu una notte di terrore. In base a quanto riferì allora agli agenti, tutto iniziò con il suono del citofono. Aveva ingenuamente aperto. Stessa cosa fece con la porta d’ingresso: non si aspettava che per lui fosse pronta una trappola studiata a puntino. Due dei rapinatori lo attirarono fuori.

La banda che lo prese di mira era formata da quattro malviventi che avevano infatti pianificato il colpo in ogni dettaglio, entrando in azione con dei guanti per non lasciare tracce e portando con sé anche una sciarpa ed un fazzoletto. Dopo avere fatto irruzione in casa, immobilizzarono la vittima per le braccia e gli coprirono gli occhi e la bocca, in modo da impedirgli di chiedere aiuto.

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Ma le loro facce rimasero impresse nella mente del professionista, che si ritrovò impotente di fronte alle intenzioni della banda: i quattro, nel giro di pochi minuti passarono al setaccio tutte le stanze dell’abitazione per scappare subito dopo con alcune borse scure che caricarono su un mezzo presumibilmente parcheggiato nelle vicinanze. Tra quello di cui riuscirono ad impossessarsi, anche una rarissima Montblanc. Soltanto dopo la loro fuga il commercialista riuscì a liberarsi e a lanciare l’allarme, chiedendo aiuto al 113.

Da quel momento partirono le indagini, rese difficoltose dall’assenza di tracce dei malviventi nell’abitazione. Ma oltre alla descrizione fornita dalla vittima, gli investigatori sono riusciti ad ottenere in questi mesi importanti elementi dalle immagini delle telecamere posizionate all’esterno di alcuni stabili ed attività commerciali della zona e dal telefonino della vittima che i quattro avevano ingenuamente portato via, utilizzandolo. Attraverso el celle telefoniche, i tabulati e i destinitari delle chiamate effettuate subito dopo il colpo, gli investigatori sono riusciti man mano a risalire alla banda e al loro piano di fuga, tanto da individuare allo Zen 2 il magazzino in cui avevano nascosto la refurtiva. Un passamontagna ed una pistola sono invece stati trovati a casa di Calandra.

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14 Maggio 2014, 06:10

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