PALERMO – Circa dieci aggressioni dall’inizio dell’anno. In città e in provincia, quello della violenza nei pronto soccorso degli ospedali è ormai un fenomeno in escalation e l’ultimo episodio risale soltanto a giovedì notte, quando nel mirino sono finiti il medico e due infermieri dell’area di emergenza dell’ospedale Civico. Il nosocomio non è nuovo, purtroppo, a casi del genere. Ma adesso la paura è tangibile ed anche lo stato d’ansia sembra generale.
Di fronte all’ennesimo paziente in escandescenza che ha cominciato a minacciare e spintonare, il medico ha dovuto interrompere la sua attività lavorativa, tornando a casa. Già finito negli scorsi anni nel mirino di un aggressore che gli aveva provocato lesioni e contusioni, ha lanciato l’allarme alla polizia: gli agenti hanno trovato sotto choc anche due infermieri, tra cui una donna. Quest’ultima è stata colpita da una porta in faccia, spinta con forza con una barella dal parente di un ragazzo giunto al pronto soccorso per una ferita al ginocchio.
I familiari del giovane, in base a quanto il personale ospedaliero ha raccontato, non hanno tollerato l’attesa al triage. Ritenevano che il ragazzo dovesse essere soccorso subito, nonostante il codice d’ingresso non fosse rosso. Sono così andati su tutte le furie, al punto da inveire con violenza nei confronti del caposala e dell’infermiera. L’aggressione, a parte i momenti di terrore ha provocato soltanto lievi ferite, ma si è trattato dell’ennesimo episodio in cui ad avere la peggio è stato il personale dell’area di emergenza del Civico, dove ha preso vita il caos anche dieci giorni fa.
In quel caso è stato un altro infermiere di circa quarant’anni a finire sotto i colpi dal parente di un paziente che si trovava in sala d’aspetto: calci e pugni hanno provocato il distacco della retina ed almeno quindici giorni di prognosi. Momenti da incubo anche la scorsa estate. Era il 26 luglio quando un medico è stato aggredito dal figlio di una signora affetta da una dermatite che gli ha stretto lo stetoscopio al collo e gli ha sferrato un pugno in faccia. L’uomo è stato denunciato e il medico se l’è cavata con dieci giorni di prognosi.
Far west anche al pronto soccorso dell’ospedale di Villa Sofia. Due le aggressioni al personale sanitario che a luglio hanno seminato il panico nell’area d’emergenza. “I familiari di un uomo arrivato in codice verde – hanno raccontato gli infermieri del nosocomio -pretendevano di scavalcare chi aveva l’urgenza di essere visitato prima”. E così, dalle minacce alla violenza il passo è stato breve, con il risultato di un labbro spaccato e di un trauma facciale per il caposala. Dopo venti giorni, un altra notte di violenza si è verificata nello stesso pronto soccorso. La situazione è degenerato quando un ragazzo di 23 anni ha cominciato a tirare in aria le sedie, danneggiandole, per poi inveire contro il personale. In base a quanto hanno accertato i medici, era ubriaco. Una volta entrato in contatto con un infermiere e il medico di turno, ha sferrato un pugno al primo ed ha lanciato una sedia al secondo. All’infermiere ha così rotto gli occhiali, provocando anche lievi ferite, mentre il medico ha riportato una contusione.
Un clima pesante, nel quale il lavoro di medici ed infermieri diventa complicatissimo. Tra l’altro, le aree di emergenza di alcuni ospedali vengono controllate soltanto dagli addetti alla sorveglianza, che in caso di necessità devono allertare le forze dell’ordine ed attendere il loro arrivo. La polizia è invece presente sia al Buccheri La Ferla che al Civico e soltanto all’arrivo degli agenti gli animi riescono a placarsi. “Da tempo lamentiamo le condizioni in cui siamo costretti a lavorare – ha detto Enrico Virtuoso, segretario provinciale Nursind, il sindacato delle professioni infermieristiche – perché le postazioni non sono sicure e permettono spesso all’utente di entrare in contatto con il personale. Una cosa che non dovrebbe mai avvenire. D’altro canto, soltanto una guardia giurata non basta. E’ necessario ripristinare in tutti i nosocomi della città e della provincia la postazione delle forze dell’ordine, pronte ad intervenire non appena episodi simili si verificano. Al momento, il rischio dell’aggressione è dietro l’angolo e il fenomeno rischia di trasformarsi in emergenza”.