PALERMO – Dalla Sicilia a Roma. Messina Denaro sarebbe stato nella Capitale per una visita medica prima che decidesse di curarsi in Sicilia per il tumore che alla fine lo ha ucciso. Una indicazione che era stata intercettata e girata subito ai magistrati di Palermo, ma che non aveva prodotto risultati. Al contrario sarebbe stata smentita.
Ora viene svelata nel blitz antimafia della Dia che nei giorni scorsi ha portato all’arresto di 18 persone e a sequestri per 131 milioni di euro.
La vicenda si collocherebbe tra la fine del 2017 e l’inizio del 2018. Messina Denaro potrebbe essere stato visitato all’Ifo, Istituto tumori Regina Elena di Roma (la struttura sanitaria in ogni caso è totalmente estranea ai fatti). Ad interessarsi sarebbe stato Antonio Nicoletti, uno dei figli di Enrico (storico cassiere della banda della Magliana). Una pista, dunque. Ruoli ed esiti non sono chiari.
L’unica certezza, così emerge dagli atti delle indagini svolte a Palermo e culminate nell’arresto del 2023, è che Messina Denaro scoprì di avere il cancro dopo una colonscopia eseguita il 5 novembre 2020 da un gastroenterologo di Marsala.
Nicoletti Jr, intercettato dalla Direzione distrettuale antimafia di Roma a luglio del 2018, diceva: “Oh, ma ti ricordi quel giorno con chi mi sono incontrato io?… Ma te lo ricordi o no?… con quello la… Io mi ci sono incontrato proprio con lui personalmente. Oh, dentro ad un ospedale sei mesi fa…”. Sulla base delle verifiche successive si sarebbe trattato solo di millanteria.
Massimo, l’altro figlio dell’ex cassiere della banda della Magliana, definiva il fratello Antonio, “più potente del Ministro della sanità”. Da Roma a Mazara del Vallo, la vita e la latitanza di Messina Denaro sono piene di misteri.