“Monterosso, la nomina e il danno” | Le accuse a Crocetta e Lombardo

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03 Luglio 2019, 20:32

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Per la Procura della Corte dei conti, quella nomina è “costata” alla Regione quasi 900 mila euro. È il “danno all’erario” (per l’esattezza 893.942 euro) che i magistrati contabili hanno contestato agli ex governatori Raffaele Lombardo e Rosario Crocetta e ad alcuni assessori delle loro giunte, per la scelta di Patrizia Monterosso come segretario generale di Palazzo d’Orleans.

Contestazione ribadita con forza oggi, nel corso di una udienza pubblica nel corso della quale il confronto è stato a tratti anche teso. Da una parte, il procuratore Gianluca Albo, dall’altra gli avvocati degli ex presidenti della Regione e degli ex assessori. I componenti della giunta citati sono Alessandro Aricò, Accursio Gallo, Giuseppe Spampinato, Daniele Tranchida, Amleto Trigilio, Marco Venturi, Mariella Lo Bello, Vania Contrafatto, Giovanni Pistorio, Bruno Marziano, Baldo Gucciardi e Luisa Lantieri. Al solo Lombardo è contestato un danno da 340.470 euro, ai suoi assessori 56.745 euro l’uno. Il danno contestato a Crocetta è invece di 106.500 euro, quello agli assessori della sua giunta di 17.750 euro l’uno.

L’atto di citazione

La Procura della Corte dei conti ne è convinta: la nomina a Segretario generale di Patrizia Monterosso, prima da parte del governo Lombardo, poi da parte del governo Crocetta è illegittima e ha comportato una danno alle casse pubbliche: quasi 700 mila euro per il periodo riferibile a Lombardo (che si estende anche agli anni di Crocetta, visto che il governatore gelese nel 2013 si limitò alla conferma della dirigente), più di 200 mila euro per il periodo coperto dal governo di centrosinistra.

Nell’atto di citazione le accuse alle giunte sono diverse e ruotano attorno a tre distinte delibere: quella del 2012 di Lombardo e quelle del 2013 e del 2016 di Crocetta. Innanzitutto la Corte contesta la mancata verifica, all’interno del personale della Regione, di dipendenti interni che avrebbero potuto ricoprire quell’incarico. Secondo il procuratore Albo, le operazioni portate avanti dalle giunte, attraverso una sorta di ricognizione, non erano sufficienti nemmeno sul piano della pubblicità e della trasparenza e quindi non rispettavano le norme.

La legge Brunetta in Sicilia

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A proposito delle norme, nel corso dell’udienza uno dei temi centrali è stata l’applicabilità in Sicilia della cosiddetta “legge Brunetta” che dettava principi assai stringenti per la nomina di soggetti esterni alla pubblica amministrazione. Nel caso della prima nomina, poi, quella compiuta da Lombardo nel 2012, pochi mesi prima della scadenza del suo mandato, la Procura contesta il fatto che nel ‘curriculum’ della dirigente siano finiti anche gli anni in cui la Monterosso aveva svolto il ruolo di dirigente generale all’Istruzione. Una esperienza terminata con la revoca di quell’incarico (e di quello di altri ‘colleghi’ dirigenti generali) per, annota la Procura, proprio l’insussistenza dei titoli necessari a ricoprire quell’incarico.

I dirigenti di terza fascia

Lombardo era difeso dall’avvocato Antonio Vitale che ha ribadito quanto contenuto nelle memorie difensive. Aprendo un altro dei temi ‘giuridici’ centrali del dibattimento: può, la Regione, nominare nel ruolo di dirigenti generali, i dirigenti di terza fascia? No, per l’avvocato di Lombardo: in pratica, nel momento della nomina, il governatore avrebbe dovuto pescare da una rosa assai ristretta, costituita da una prima fascia vuota e da una seconda fascia con pochi dirigenti. Nessuno di questi avrebbe avuto i titoli paragonabili a quelli di Monterosso. E sullo sfondo, ecco anche il tema di attualità: sono quindi illegittime le nomine compiute in questi anni dei dirigenti generale di terza fascia? E da adesso in poi, come si comporterà il governo regionale?

I titoli di Monterosso

Anche sui titoli dell’ex segretario generale, non è mancato il contraddittorio. La Procura, nel suo atto di citazione, del resto, ha sollevato dubbi sulla idoneità della laurea in filosofia di Patrizia Monterosso. Una tesi contro cui si è opposto l’avvocato Vitale, considerando, anzi, quella laurea un elemento a vantaggio della dirigente. Una laurea, ha spiegato nella memoria, che rende le menti più aperte e sofisticate, più pronte a svolgere un ruolo come quello. L’avvocato di Crocetta, invece, Alessandro Dagnino, ha anche ricordato un celebre laureato in filosofia: “Il compianto Sergio Marchionne”. I difensori degli ex assessori, hanno puntato soprattutto sull’elemento psicologico: cosa avrebbe potuto fare un assessore, insomma, di fronte a una nomina che era il frutto anche di una istruttoria portata avanti dalla segreteria tecnica?

“La Monterosso – ribadisce Dagnino – era già stata nominata dal precedente governo sin dal 2005 e il Tar Sicilia aveva confermato la legittimità della nomina, ritenendo che quel ruolo non potesse essere occupato da dirigenti di terza fascia; quindi la diversa interpretazione della normativa applicabile, sostenuta in sede contabile, se anche fosse fondata, escluderebbe comunque la colpa di chi ha agito”. Adesso la parola passa alla Sezione giurisdizionale. Che chiarirà se davvero quella nomina produsse un danno. Un danno da circa 900 mila euro.

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03 Luglio 2019, 20:32

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