PALERMO – Un incidente domestico, la corsa in ospedale e poi le dimissioni. I familiari raccontano che era tornato a casa ancora dolorante Francesco Paolo Milazzo, titolare di un’agenzia di assicurazioni che dopo essere caduto nel bagno di casa, era stato accompagnato al pronto soccorso dalla figlia. All’ospedale Ingrassia di corso Calatafimi, però, i medici si sarebbero limitati a prescrivere un farmaco, almeno stando a quello che sostiene il figlio dell’anziano, Riccardo Milazzo, che tramite l’avvocato di famiglia, Claudio Volante, spiega:
“Il 26 settembre scorso il signor Milazzo è stato accompagnato al pronto soccorso, accusava forti dolori al petto in seguito alla caduta avvenuta nel suo appartamento. L’attesa al triage è avvenuta con codice giallo, ovvero media criticità. Alle 21,54 è stato visitato e il medico, dopo avere raccolto le necessarie informazioni ha prescritto un antidolorifico. Non è stata quindi evidenziata la necessità di effettuare alcun esame di laboratorio, ma soltanto la radiografia dalla quale sono emerse fratture al costato ed un trauma contusivo alla spalla destra. Le dimissioni – precisa l’avvocato Volante – sono state disposte poco prima della mezzanotte dello stesso giorno, con una prognosi di 25 giorni”.
Milazzo avrebbe quindi dovuto assumere il farmaco e pian piano e pian piano avrebbe dovuto dare segni di ripresa. Invece è successo l’imprevedibile: l’anziano ha infatti cominciato ad accusare difficoltà respiratorie: “Dopo due giorni, era il 28 settembre – spiega il legale – ha chiesto di essere ricaccompagnato al pronto soccorso dell’Ingrassia. Stava male. E’ stato immediatamente ricoverato e sottoposto ad intervento chirurgico, visto che, come hanno accertato i sanitari, si era verificata una perforazione di un polmone con notevole versamento emorragico. Milazzo è deceduto proprio durante quell’operazione. Abbiamo già chiesto di esaminare la cartella clinica – spiega Volante – la famiglia vuole vederci chiaro e la denuncia sarà presentata in Procura nelle prossime ore. Un’analisi più approfondita – precisa l’avvocato – e l’espletamento di adeguati esami eseguiti tempestivamente avrebbero potuto accertare l’esistenza della lesione ed un intervento tempestivo avrebbe potuto certamente evitare l’evento della morte.
“Dall’analisi delle cartelle cliniche – replicano dall’ospedale Ingrassia, – non emergerebbero responsabilità da parte dei medici. Approfondiremo comuqnue la questione per accertarne tutti gli aspetti”.