Politica

Musumeci, gli alleati e le elezioni: tutti i nodi del centrodestra

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17 Giugno 2021, 05:46

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Un turbinio di tentazioni centriste e seduzioni draghiane (sistema elettorale permettendo) si abbatte sul fortino di Nello Musumeci. La ricandidatura del governatore traballa e il presidente e i suoi fedelissimi rischiano di finire in un ginepraio. 

Il ritorno del consigliere Razza

Il ritorno del consigliere politico e delfino Ruggero Razza da un lato rassicura, dall’altro preoccupa. Rassicura il movimento del Presidente per le sue indiscusse capacità di tessere alleanze e fare chiarezza in termini di tattica, preoccupa nella misura in cui l’assessorato più ambito torna sotto la sua guida lasciando a bocca asciutta più di un socio di maggioranza (al netto delle dichiarazioni ufficiali). 

L’incognita romana

La convention, prevista per la scorsa settimana, che doveva fare da trampolino di lancio verso il Nello-bis è stata rinviata al 26 giugno (per motivi meramente organizzativi assicurano i musumeciani) e già qualcuno dietro le quinte gongola. I tempi non sono ancora maturi ma soprattutto il quadro politico muta di giorno in giorno. E slegare il destino della coalizione da quello dei partiti nazionali è quasi impossibile. Musumeci paga le occasioni mancate: dall’ingresso in FdI (che segnò il divorzio con Stancanelli) alla federazione con il Carroccio. 

Un futuro verde-azzurro?

La Lega ingrossa le sue fila di settimana in settimana aprendo le sue porte a centristi di ogni sorta, il modello Minardo va a gonfie vele e lo stesso vale per il patto d’acciaio con gli autonomisti. Al di là delle smentite ufficiali, nei palazzi palermitani corre voce che il sogno inconfessabile dei salviniani siciliani sia quello di occupare “il trono” di Palazzo d’Orleans. Molto dipenderà dal futuro del progetto del predellino 2.0 in salsa verde azzurra, cioè l’alleanza-federazione (o addirittura partito unico) con Forza Italia che almeno in Sicilia non sembra appassionare i dirigenti azzurri. Un’altra spina nel fianco per Musumeci si chiama “grande centro”. 

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“Il grande centro”

I rumors su possibili tentazioni “da presidente” attribuite agli assessori Toto Cordaro e Roberto Lagalla hanno creato più di un imbarazzo. Senza contare poi l’assestamento del cantiere centrista (Iv, Cantiere Popolare, Udc e Idea Sicilia) che si candida a fare da vero e proprio ago della bilancia alle prossime regionali nel solco della “politica dei due forni” di marca Dc. E se il centro dà qualche problema, la destra non è da meno. 

Meloniani tra l’incudine e il martello

“I tempi non sono maturi” è il mantra tra i meloniani con i coordinatori Salvo Pogliese e Gianpiero Cannella che frenano sulla ricandidatura pur rinnovando la lealtà al governo mediando tra le diverse anime del partito siciliano. Tra l’incudine e il martello: da un lato l’assessore Manlio Messina che sposa la linea filomusumeci, dall’altro Raffaele Stancanelli che continua smentire di occupare un ruolo da regista (ma che più di un esponente del centrodestra indica come saggio dispensatore di consigli). E non c’è da escludere un suo ritorno sulla scena alla Edmond Dantes per chiudere la quadra della coalizione. Solo fantapolitica? Scenari più o meno suggestivi a parte la vera partita per tenere insieme i cocci della coalizione riguarda le prossime nomine di sottogoverno che potrebbero ammansire gli alleati più riottosi e congelare almeno fino a ottobre la vicenda. 

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17 Giugno 2021, 05:46

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