Lega e Forza Italia, siciliani scettici: matrimonio rinviato - Live Sicilia

Lega e Forza Italia, siciliani scettici: matrimonio rinviato

Tutte le posizioni in campo.
LO SCENARIO
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Il progetto del predellino 2.0 in salsa verde azzurra sembrerebbe avere subito una brusca frenata (come confermano le cronache nazionali). La federazione tra Lega e Forza Italia non dovrebbe vedere la luce nell’immediato per evitare spaccature soprattutto all’interno della compagine forzista. 

“Inverosimile una fusione a freddo”

Così avrebbero deciso Salvini e Berlusconi davanti alle rimostranze di diversi dirigenti e parlamentari azzurri meridionali. Tra questi la deputata Giusi Bartolozzi che ha sempre sposato la linea della prudenza sottolineando i punti deboli di un progetto in cui le identità politiche si fondono e si disperdono. “Bene rafforzare  le ragioni della convergenza politica e programmatica con la Lega e con gli altri partiti di centrodestra che supportano il Governo Draghi. Ma sarebbe inverosimile per l’elettorato  di Forza Italia una fusione a freddo, spiega. La adesione agli ideali del Partito popolare europeo, le cui radici affondano nella Sicilia di Don Sturzo, caratterizza da sempre la nostra iniziativa politica. Come diceva il filosofo cattolico Jacques Maritain, occorre distinguere per unire sul serio”, dice. Insomma, meglio il classico centrodestra che un unico contenitore sul modello Pdl.  Come dire “marciare divisi e colpire uniti”, un ragionamento condiviso da tanti nel partito siciliano tenuto conto dei rapporti di forza tra le due compagini che almeno in Sicilia vedono gli azzurri azionisti di maggioranza.

“Non venderemo la pelle per una poltrona”

Il deputato regionale Michele Mancuso, molto vicino al presidente Gianfranco Miccichè, boccia in modo netto il progetto e guarda piuttosto al centro. “La scelta federativa di Forza Italia oggi può avere una sola direzione: tornare a parlare col popolo liberale che per decenni ha sognato una Sicilia migliore con Micciché e Berlusconi in testa. Lo spazio al centro non può che essere assolutamente azzurro. Siamo i soli a poterci proporre come forza motrice”, dice. “Questa è la mia idea personale, ma sono certo che il mio amico fraterno e coordinatore regionale presidente Micciché certamente non venderà la pelle per qualche posto in parlamento. Saremo romantici, ma l’amore per la Sicilia e il sogno di un sud migliore non ci lascia spazio per altri discorsi”, continua Mancuso. 

“Avanti nel segno dell’unità”

E i leghisti siciliani? Le bocche rimangono per lo più cucite. Il deputato regionale Vincenzo Figuccia mette le mani avanti e traccia i contorni dell’operazione. “Dobbiamo capire che dalla crisi economica aggravata dal Covid bisogna trarre degli insegnamenti: i cittadini hanno bisogno di rassicurazioni e a me l’esperienza ha insegnato qualcosa: uniti si vince, Sempre. Tutti insieme stiamo vincendo una grande battaglia e anche la politica ha il dovere di superare le divisioni per essere più concreta, più veloce, più efficiente. Quindi condivido l’idea di Salvini a livello nazionale e Minardo in Sicilia di andare avanti con un centro destra unito”, dice. E continua. “D’altra parte non mi sembra che qualcuno abbia parlato di fusioni o annessione ma semplicemente di un grande progetto di federazione del centrodestra, una forza comune per aiutare il paese e regalare progetti stabili per governare le grandi città e le regioni, fino alle politiche del 2023. Oggi la Lega a partire dalla Sicilia vuole rappresentare il partito della concretezza, della semplificazione e della velocità”, argomenta il leghista.  E mette al centro il sentiero da imboccare in vista delle prossime amministrative. “All’ultimo direttivo regionale abbiamo deciso di chiedere la convocazione di tavoli provinciali con un centrodestra unito ovunque per traghettare i comuni fuori dalle paludi di decenni di cattivo governo. Una voce sola sui temi concreti, ma ciascuno mantenendo la sua identità, non è un’operazione partitica o un nuovo simbolo ma idee comuni su fatti reali della vita di ogni giorno”. “Concludo con un auspicio che è anche un esempio pratico: partiamo dai grossi comuni al voto, a cominciare da  Palermo e troviamo uniti, soluzioni efficaci ai grandi problemi: i rifiuti, la mobilità, la sicurezza, il lavoro, la costa, e il sostegno alle attività produttive. I palermitani ce ne sarebbero grati”.


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