“Na cutiddata, mi detti na cutiddata” | L’atto di accusa di Marco

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26 Agosto 2014, 12:23

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PORTO EMPEDOCLE (AGRIGENTO)- “Na cutiddata, mi detti na cutiddata” sono queste le parole che sono state estrapolate dagli investigatori che stanno indagando sul caso dell’omicidio del 22enne di Porto Empedocle Marco Falzone, di cui il presunto autore reo confesso è il padre Pietrino. La telefonata in questione è quella di Ester, la moglie di Pietrino, che chiama il 118 per l’intervento immediato di un’ambulanza in via Turati a Porto Empedocle, la casa del delitto. In sottofondo alla telefonata si sente il ragazzo agonizzante che grida in dialetto di aver ricevuto una coltellata, un ultimo grido prima di perdere conoscenza.

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I fatti risalgono alla notte del 26 maggio 2014, secondo la prima ricostruzione il padre Pietrino, dopo l’ennesima lite, avrebbe accoltellato, con un coltello usato per la pesca lungo 20 cm, il figlio Marco. Subito dopo l’omicidio, il padre Pietrino ha confessato di essere stato lui ad uccidere il figlio. Sono due i punti che non convincono gli investigatori che stanno agendo adesso unitamente ai carabinieri del Ris di Messina: l’arma e un presunto complice. L’arma: il presunto coltello in manico d’osso utilizzato per l’omicidio è stato lavato subito dopo il delitto e conservato meticolosamente; presunto complice: Il fatto dell’arma ripulita dal sangue che poteva incastrare anche altre persone e la ricostruzione fatta da Pietrino non convince. Che ci sia un complice? Dai contenuti della telefonata al 118 e dagli esami che verranno effettuati dai Ris sul coltello emergerà la verità.

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26 Agosto 2014, 12:23

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