Niente più auto a Termini| Sindacati sul piede di guerra

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18 Giugno 2009, 19:17

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(di Nino Sunseri per Italpress) “La Fiat ci ha detto che a Termini Imerese produrranno altre cose. Non so cosa ci sia dietro a questo altro. Non ne ho la minima idea, ma la produzione di auto in Italia non deve essere ulteriormente ridotta, visto che e’ il Paese che fa meno automobili di tutti i Paesi industrializzati. Quindi, non ha senso parlare di chiusura dei nostri stabilimenti. L’automobile deve rimanere a Termini Imerese. Ci opporremo a Fiat”. Con queste parole il segretario generale della Fiom, Gianni Rinaldini, spiega la posizione del primo sindacato delle tute blu sul piano dell’Ad della Fiat Sergio Marchionne sul futuro degli stabilimenti italiani del gruppo torinese.

Rinaldini ha detto la sua dopo che, al tavolo di palazzo Chigi, l’Ad di Fiat ha rassicurato governo, sindacati e Regioni sul fatto che “non si puo’ immaginare Fiat senza forti radici in Italia”. Dal Lingotto era arrivata soprattutto la garanzia che tutti aspettavano e cioe’ che lo stabilimento di Termini Imerese non verra’ chiuso ma mantenuto con produzioni diverse da quella automobilistica. Una nuova mission che costringera’ le parti a rivedere l’accordo di programma sugli stabilimenti Fiat. Confermata la produzione di Ypsilon fino al 2011, Marchionne aveva ribadito che a Pomigliano verra’ mantenuta “la produzione Alfa 159 Berlina fino al 2010 e Alfa 147 e Gt. Quindi successivamente sara’ assegnata una nuova piattaforma con uno o piu’ modelli. Confermiamo – aveva aggiunto il manager – le produzioni negli altri stabilimenti. Fiat non intende nascondersi dietro il paravento della crisi, ma i grandi traguardi non si raggiungono da soli. Stiamo gestendo – aveva concluso – una situazione drammatica in modo assolutamente responsabile”.

Per il Ceo del Lingotto si tratta di una necessaria razionalizzazione. “La crisi dei mercati internazionali – si legge in una nota del Lingotto – ha aggravato ancora di piu’ il problema della sovraccapacita’ produttiva, che da anni caratterizza l’industria dell’auto mondiale. Si prevede che in Europa, nel 2009, la percentuale di utilizzo degli impianti scenda a circa il 65%”.

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Marchionne aveva assicurato al tavolo che Fiat non ha denunciato eccedenze occupazionali strutturali e che sta facendo sforzi per limitare le conseguenze, usando tutti gli ammortizzatori possibili. L’obiettivo e’ quello di creare i presupposti per il mantenimento degli equilibri occupazionali tra mantenimento di ecoincentivi europei, riconoscimento della cassa integrazione ordinaria e straordinaria, la sostenibilita’ finanziaria di alcune iniziative produttive, la riduzione del conflitto sociale, la riduzione dei costi produttivi. Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta, aveva garantito un tavolo permanente al ministero dello Sviluppo economico in sinergia con il ministero del Welfare. E anche il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi aveva assicurato che il governo sara’ vicino a Fiat e ai lavoratori.
Commentando l’incontro a Palazzo Chigi, il segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani, ha espresso apprezzamento per l’accordo con Chrysler ma ha chiesto di “mantenere in parallelo lo sviluppo in Italia”.

Il numero uno della Cisl, Raffaele Bonanni, ha auspicato invece “un patto tra governo, aziende e sindacati” per non depotenziare gli stabilimenti meridionali. Mentre il leader della Uil, Luigi Angeletti, ha insistito sulla necessita’ di “non ridurre le produzioni in Italia e avere forme di incentivazione per l’azienda”.
Intanto, Chrysler ha annunciato che entro fine mese rimettera’ in funzione sette stabilimenti in America del Nord. Si tratta della prima ripresa di produzione su grande scala dopo che Fiat ha rilevato gli asset del gruppo, all’inizio di giugno. La produzione era stata interrotta dopo il deposito del bilancio, il 30 aprile.

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18 Giugno 2009, 19:17

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