'No fuochi per le feste pasquali': i pirotecnici scrivono a Raspanti -

‘No fuochi per le feste pasquali’: i pirotecnici scrivono a Raspanti

Gianni Vaccalluzzo si fa portavoce degli imprenditori siciliani: "Rischiamo di chiudere"

Il comunicato della Conferenza Episcopale Siciliana sulle feste pasquali senza fuochi d’artificio ha fatto ripiombare nell’incubo chi opera nel comparto pirotecnico. Così il catanese Gianni Vaccalluzzo si è fatto portavoce di diversi imprenditori siciliani del settore e ha deciso di scrivere una lettera al vescovo di Acireale, monsignor Raspanti da poco diventato presidente della Cesi.  Prima la pandemia, ora la guerra. Due anni terribili.

“Chi le scrive è il portavoce di un numeroso e spontaneo gruppo di Pirotecnici Siciliani che in questi due anni – si legge nella missiva di Vaccalluzzo a Raspanti –  come tutti i lavoratori autonomi che con il sacrificio di ogni giorno faticano per poter provvedere ai bisogni delle nostre famiglie, siamo stati costretti a interrompere bruscamente il nostro lavoro senza ricevere il minimo guadagno. Sono stati mesi terribili in cui molti di noi hanno vissuto la preoccupazione del futuro che a tratti è diventata vera e propria disperazione”.

La fine dell’emergenza sanitaria aveva fatto accendere un lumicino in fondo al tunnel, ma poi è arrivata la nota della Cesi. “Ed è proprio il comunicato finale della Sessione primaverile della Conferenza Episcopale Siciliana che ci riferiamo, segnatamente nella parte in cui – scrive Vaccalluzzo – si indica, al punto 5, la “Ripresa delle processioni” e si legge che “Quale gesto concreto di compassione col popolo ucraino, i Vescovi invitano tutti ad evitare fuochi o le cosiddette bombe pirotecniche per le prossime feste pasquali”. L’imprenditore parla senza riserve al vescovo e gli pone un quesito: “Ma fermare i fuochi d’artificio per le festività pasquali e di fatto chissà per quanto tempo ancora, e quindi, prolungare la mancanza di lavoro e di guadagno per centinaia di pirotecnici che ogni girono col sudore della loro fronte e con dignità cercano di portare il pane a casa, può essere un segno concreto di solidarietà?”.

I pirotecnici non vogliono apparire insensibili alla guerra, ma vogliono sottolineare che il prezzo che rischiano di pagare dalla decisione dei Vescovi siciliani è davvero altissimo. “Non crediamo che “convertire il corrispettivo dei fuochi pirotecnici in aiuti umanitari” sia risolutivo per le sorti dell’aggressione Russa, semmai è certo che bloccare nuovamente il nostro lavoro ci fa ripiombare nello sconforto e nella consapevolezza di dover chiudere le nostre piccole realtà aziendali”, scrive ancora Vaccalluzzo. Nella missiva a Raspanti l’imprenditore catanese segnala quanto fatto dalla “Conferenza Episcopale Pugliese” che “ha dato un segno di speranza a quanti lavorano nelle organizzazione delle feste e processioni sacre”. 

“Siamo i primi a voler dare il nostro contributo ai profughi – argomenta Vaccalluzzo – ma fate in modo che alla lista dei diversi problemi già presenti non si debba aggiungere anche quello della perdita del nostro lavoro e della nostra dignità. È questa la ragione per la quale – conclude l’imprenditore pirotecnico – rimettiamo nelle Sue mani il problema che da tempo stiamo vivendo confidando nella benevolenza Sua e dei Vescovi Siciliani, auspichiamo una rivalutazione delle Vostre considerazioni”

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