PALERMO – Diciottomila posti, che diventeranno 25mila al completamento dei lavori, nessuna barriera tra il campo e gli spalti e quei seggiolini di ben otto colori diversi che, anche in caso di poca affluenza, daranno l’impressione di uno stadio pieno. Queste sono solo alcune delle caratteristiche del nuovo ‘Friuli’, casa dell’Udinese di proprietà da anni della famiglia Pozzo, che domenica a partire dalle 20:45 aprirà le sue porte ufficialmente ad una gara di serie A, quella fra gli uomini del neo tecnico Stefano Colantuono e il Palermo di Beppe Iachini.
Proprio i rosanero avranno l’onore di disputare il primo match d’esordio nel nuovo impianto che, dal giugno 2013, ha subito un profondo restyling con la demolizione delle due curve e dei distinti, la rimozione della pista di atletica, lo spostamento del campo al di sotto della tribuna (destinata a restare intatta nella struttura, ma con un ripensamento negli spazi) e la ricostruzione dei settori demoliti direttamente ai bordi del campo e con una copertura totale.
Un’opera da 25 milioni di euro che il patron Giampaolo Pozzo, all’indomani della scelta della Francia come luogo dei prossimi Europei, decise di realizzare comunque di tasca sua chiedendolo in concessione al comune di Udine. Un po’ la stessa trafila che un altro friulano, questo invece trapiantato da anni in Sicilia, ha seguito per la sua squadra senza però raggiungere risultati concreti. Per Maurizio Zamparini, presidente del Palermo, la sfida di domenica in quello che può essere definito un vero e proprio derby del cuore, non mette in palio solo tre punti importanti per la classifica ma pone l’accento sulle ataviche differenze tra un progetto presentato e portato a termine al Nord ed uno, invece, partito e impantanatosi subito dopo nella burocrazia nel Sud.
Un rimpianto per il numero uno del club di viale del Fante che tra i suoi sogni nel cassetto, oltre a portare il Palermo in Champions League, ha da sempre quello di lasciare alla città uno stadio di proprietà della società (proprio sul modello di quello dell’Udinese o in precedenza di Sassuolo e Juventus). Un impianto all’avanguardia, autosostenibile, capace di immettere entrare sicure nelle casse della squadra ma che, chissà ancora per quanto tempo, rimarrà solo nelle cianografie degli architetti.