Politica

Palermo, il voto sulla sfiducia|L’ultima battaglia di Orlando

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14 Settembre 2020, 06:02

4 min di lettura

PALERMO – Respingere la mozione di sfiducia, ricompattare la maggioranza, superare veti e litigi per affrontare con serenità gli ultimi due anni sulla poltrona più alta di Palazzo delle Aquile. Sarà oggi il giorno della verità per il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, protagonista di una seduta di consiglio comunale convocata apposta per discutere il documento presentato dalle opposizioni.

Un lungo elenco di accuse, quello firmato da 19 consiglieri comunali, che punta il dito contro le varie emergenze della città: dalla bomba d’acqua dell’ultimo Festino ai conti del Comune, dai rifiuti alla mobilità, passando per le attività produttive, l’edilizia, i lavori pubblici, i cimiteri, il personale, l’illuminazione pubblica, l’emergenza abitativa e gli impianti sportivi. Criticità a cui aggiungere anche fattori più politici, come la crisi della maggioranza e il cambio di otto assessori in due anni e mezzo.

La seduta inizierà alle 10 del mattino in una Sala delle Lapidi “blindata”: distanze, mascherine, niente pubblico per le misure anti-Covid. Prima parleranno le opposizioni, poi la maggioranza, infine il sindaco attorniato dalla giunta, prima del voto finale.

I numeri

La sfiducia, se passasse, avrebbe un effetto dirompente: norme alla mano, a casa non andrebbe solo il sindaco ma anche la giunta e l’intero consiglio comunale, spalancando la porta a un commissario che traghetterebbe la città alle elezioni. Ma per poter essere approvata, serve almeno il 60% dei sì degli inquilini di Palazzo delle Aquile, quindi 24 voti su 40: un’asticella molto alta e, a meno di sorprese, impossibile da raggiungere per le minoranze che si fermano a quota 19 e sono alla ricerca di franchi tiratori (sebbene il voto sia palese e non segreto).

Le minoranze

Le opposizioni si giocano una chance che è irripetibile: se la mozione verrà bocciata, non sarà possibile presentarne un’altra. Il fronte degli oppositori di Orlando è peraltro molto variegato: dal Movimento cinque stelle, che a Palermo è all’opposizione degli alleati romani (Pd e Italia Viva), a Fabrizio Ferrandelli e Cesare Mattaliano, dagli ex grillini di Oso alle forze classiche del centrodestra come Forza Italia, Lega, Fratelli d’Italia e Diventerà Bellissima, a cui aggiungere battitori liberi come Marianna Caronia e Sabrina Figuccia. E non è un mistero che la mozione abbia avuto un iter travagliato, proprio per le difficoltà di mettere d’accordo mondi distanti fra loro, accomunati solo dall’opposizione a Orlando e che nel 2022 si troveranno su fronti opposti.

“Questo è l’ultimo atto che le opposizioni fanno tutte insieme – dice un consigliere a taccuini chiusi – Poi il centrodestra farà da sé”. La sfiducia rischia infatti di rivelarsi un boomerang: se non passasse, il sindaco ne uscirebbe rafforzato. Un rischio calcolato, secondo molti osservatori, visto che la mozione avrebbe comunque l’effetto di inchiodare i partiti di maggioranza, specie quelli più riottosi, rendendo più difficile tra qualche mese prendere le distanze dal Professore, e consente comunque di tenere una seduta che rischia di trasformarsi in una sorta di processo al primo cittadino.

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La maggioranza

Il sindaco sa che il voto di oggi sarà decisivo, per questo sabato scorso ha riunito telematicamente assessori e consiglieri; perché il punto non è solo respingere la mozione, ma farlo in modo compatto e senza sbavature. I partiti hanno giurato fedeltà a Orlando e non dovrebbero esserci problemi in Aula, ma i malumori sono profondi e restano: durante il vertice di maggioranza di sabato scorso più di un consigliere ha colto l’occasione per puntare il dito contro disservizi e settori in affanno, dai cimiteri ai rifiuti, ottenendo l’impegno del Professore a riunire tutti sabato prossimo per stilare un elenco di priorità e ripartire in vista degli ultimi due anni prima del voto.

Nonostante i continui litigi fra renziani e Sinistra Comune e i malumori in casa Pd, nessuno vuole veramente staccare la spina: tornare alle urne in questo momento, con un quadro nazionale instabile, sarebbe troppo complicato e metterebbe molti partiti, anche di opposizione, nella scomoda posizione di dover stringere alleanze che potrebbero essere ribaltate nel giro di pochi mesi.

La sfida di Orlando

Il sindaco sa bene di giocarsi molto in questi ultimi due anni: dopo i successi di Manifesta e l’anno di capitale della Cultura, dopo il riconoscimento Unesco e le vittorie su Ztl e pedonalizzazioni, la città sembra ripiombata nelle emergenze. Aver assunto la delega sui cimiteri non è bastato a risolvere il dramma delle centinaia di bare al deposito dei Rotoli e il Covid ha dato il colpo di grazia a una raccolta dei rifiuti che già prima non brillava, l’Amat continua a essere in affanno e la burocrazia comunale deve fare i conti con un personale ridotto all’osso, per non parlare dei numeri poco brillanti di un bilancio praticamente ingessato e delle polemiche sulle ciclabili. A questo si aggiunge la crisi economica post-lockdown, dovuta anche al blocco del turismo che era ormai diventato il motore della città e che ora si è inceppato.

Il vero rischio per il primo cittadino è che i problemi, piccoli e grandi, facciano dimenticare i successi degli anni scorsi e rendano le percentuali bulgare del 2017 un pallido ricordo, trasformando l’ultimo biennio del Professore (che poi non potrà più ricandidarsi) in uno stillicidio. Per questo il sindaco ha promesso ai suoi un nuovo incontro per sabato prossimo, consapevole di dover stringere un nuovo patto con la città per navigare in acque tranquille da qui al 2022, nell’ultimo scampolo di quella che resta l’era politica più lunga nella storia di Palermo.

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14 Settembre 2020, 06:02

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