27 Febbraio 2024, 13:53
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PALERMO – È stato un delitto di mafia. L’aggravante mafiosa viene contestata, infatti, in tutti i reati culminati nell’omicidio di Giancarlo Romano e del ferimento di Alessio Caruso. Il procuratore Maurizio de Lucia e i sostituti Enrico Bologna e Francesca Mazzocco hanno disposto il fermo di tre indagati: Camillo e Antonio Mira, padre e figlio, e lo stesso Caruso. Si sono affrontati quelli che gli uomini della squadra mobile definiscono “due gruppi criminali”.
I riflettori erano accesi da tempo su tutti i protagonisti. Romano viene indicato come “un astro nascente del panorama mafioso di Brancaccio”. In passato era stato al fianco del boss Antonino Lo Nigro. Dopo l’arresto di quest’ultimo nel blitz “Tentacoli” di due anni fa, Romano avrebbe di fatto preso il posto di Lo Nigro nella gestione delle estorsioni, dello spaccio di droga e delle scommesse clandestine. Ed è proprio in quest’ultimo ambito che è maturato lo scontro che ha portato al delitto.
Secondo la ricostruzione degli investigatori, Lo Nigro assieme a Caruso, che in passato è stato condannato per estorsione e rapina, sarebbero andati a reclamare la percentuale sulle scommesse clandestine gestite dai Mira. Il primo scontro sarebbe avvenuto davanti ad un’agenzia di in Corso dei Mille. Camillo Mira avrebbe estratto la pistola per sparare contro Caruso, che lo avrebbe anticipato ferendolo. Poco dopo matura la vendetta con i Mira che vanno a caccia degli avversari. Ne viene fuori un altro conflitto a fuoco. Ad avere la peggio sono Romano, che resta sull’asfalto privo di vita, e Caruso che finisce in ospedale. Camillo Mira è indagato per omicidio, entrambi per il tentato omicidio di Caruso che a sua volta risponde di tentato omicidio ed estorsione. Tutte ipotesi aggravate dal metodo mafioso.
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27 Febbraio 2024, 13:53