CATANIA. Si va verso la riapertura in appello del processo a carico di Georgeta Colesnicenco, l’ex modella romena condannata a 2 anni per eccesso colposo di legittima difesa, che la PG accusa di omicidio volontario per la morte della colombiana Sandra Garcia Rios, avvenuta al culmine di una lite condominiale il 3 febbraio di due anni fa in viale Mario Rapisardi. La donna ha già scontato quasi interamente la condanna inflitta in primo grado dal Gup, ma in aula accusa e difesa hanno entrambe chiesto la riapertura dell’istruttoria, per sentire il supertestimone del caso, ovvero il fratello della vittima.
La sentenza, si ricorda, è stata impugnata dalla Procura di Catania, che accusa la donna di omicidio volontario aggravato – nonostante l’accusa sia caduta in primo grado – ma anche dal difensore dell’imputata, l’avvocato Pietro Ivan Maravigna. Sta di fatto che in aula la Corte d’assise d’appello si è riservata ovviamente sulla richiesta di accusa e difesa, formulata in apertura di un’udienza che comunque sarebbe stata rinviata al prossimo 6 aprile, per una questione tecnica. Ovviamente spetterà ai giudici stabilire se consentire o meno la riapertura dell’istruttoria. Sta di fatto che in aula, poi, potrebbe essere sentita anche la stessa imputata.
In primo grado, va specificato, il giudice ha concluso che la Colesnicenco si è difesa da un’aggressione a casa sua da parte della vittima, giunta nell’appartamento di viale Mario Rapisardi assieme al fratello. Nella colluttazione, mentre chiamava la polizia, l’imputata avrebbe colpito con un coltello la vittima, uccidendola, da qui l’eccesso colposo per cui è stata condannata.
L’ex modella era stata arrestata dalla polizia e portata al carcere di Agrigento, dove ha scontato oltre un anno in fase di custodia cautelare. Nel frattempo il processo con rito abbreviato si è concluso con la derubricazione dell’accusa di omicidio a eccesso colposo di legittima difesa e l’immediata remissione in libertà.
L’accusa chiede la riapertura del processo per sostenere la tesi dell’omicidio volontario. Tutto però si basa sul resoconto del supertestimone; da qui la richiesta della difesa di risentire il testimone, richiesta che – ovviamente sulla scorta di valutazioni differenti – è stata condivisa anche dal Pg in aula. La difesa, in pratica, ha adito i giudici d’appello per chiedere l’assoluzione piena dell’imputata, anche dall’ipotesi di eccesso colposo di legittima difesa, perché secondo il difensore la donna si sarebbe semplicemente difesa temendo per la propria vita.