PALERMO – Un confronto fra periti per ricostruire il percorso in macchina dei presunti killer e un incarico collegiale per riascoltare l’intercettazione decisiva dell’inchiesta.
Entra nel vivo il processo di appello per l’omicidio di Mirko Sciacchitano. In primo grado gli imputati sono stati tutti condannati. Ergastolo a presunti killer e mandanti e ventidue anni e mezzo per Giuseppe Greco, considerato il reggente del mandamento di Santa Maria di Gesù.
Sotto processo in Corte di assise di appello, a Palermo, ci sono sette persone. Salvatore Profeta (è deceduto) e Natale Gambino sarebbero stati gli ideatori e i mandanti del delitto, voluto per punire il precedente tentato omicidio di Luigi Cona. Gli esecutori materiali sarebbero stati Francesco e Gabriele Pedalino, Domenico Ilardi e Antonino Profeta (figlio di Salvatore). Lorenzo Scarantino, invece, avrebbe fatto i sopralluoghi alla ricerca della vittima e sarebbe stato lui a comunicare ai due presunti mandanti la buona riuscita della missione di morte.
LE FOTO DEL POMERIGGIO DI MORTE A FALSOMIELE
L’omicidio di Sciacchitano, avvenuto nell’ottobre del 2015, in via Falsomiele, sarebbe stata la brutale reazione degli uomini di Gambino e Profeta, così è stato ricostruito dalla Procura, al ferimento di Luigi Cona da parte di Francesco Urso. Non se la presero con Urso, figlio di un boss che conta, e uccisero il giovane Sciacchitano che ebbe la colpa di avere accompagno con lo scooter Urso nelle fasi del ferimento di Cona.
Sono state le microspie a svelare le drammatiche fasi del delitto. Secondo i periti, in una conversazione Gambino e Profetasi dicevano: “… tu scinni e ci spari… tu rincapu… prima i cuosci… prima viennu i cuosci…”. “Lo so…”, rispondeva Francesco Pedalino. Ora sarà un collegio di periti nominati dalla Corte di assise di appello, presieduta da Angelo Pellino, a riascoltare e trascrivere la frase. Secondo gli avvocati delle difese, che lo hanno già sostenuto in primo grado, il contenuto della conversazione non sarebbe chiaro. Di diverso avviso sono stati accusa e giudici di primo grado.
Altro tema è quello sui tre uomini incappucciati che giunsero a bordo di una Panda di colore rosso in via della Conciliazione, all’angolo con via della Concordia. Sciacchitano si trovava davanti a un’agenzia di scommesse. Tentò di scappare. La fuga durò poche centinaia di metri. La vittima fu raggiunta da una pioggia di fuoco. Secondo la difesa, la macchina non potrebbe avere percorso il tragitto ricostruito nei tempi stabiliti dall’accusa.