CATANIA – Appena pochi giorni fa il 33esimo anniversario dalla tragica scomparsa di Simona Floridia. Era il 16 settembre 1992, aveva solo 17 anni. Salutò le amiche, disse a casa che sarebbe ritornata da lì a breve e da quel momento si persero le sue tracce. Non si è mai più saputo nulla di lei. La ragazzina è sparì nel nulla. Del caso si è occupata più volte la trasmissione “Chi l’ha visto?”.
Adesso il processo d’appello, dopo la condanna in primo grado a 21 anni di Andrea Bellia, un amico di Simona, che l’avrebbe uccisa – secondo i giudici di primo grado – perché non rivelasse a tutti una sua tresca con la fidanzata di un suo amico, è apertissimo. In aula sono stati sentiti due giornalisti, Carlotta Bizzarri e Matteo Viviani de “Le Iene”, che si sono occupati del caso.
Il ricorso della difesa
Il processo si celebra su ricorso dell’avvocato di Bellia, la penalista Pilar Castiglia. Bellia si professa innocente, non è mai stato arrestato ed è imputato a piede libero. In primo grado, come detto, i giudici lo hanno ritenuto responsabile dell’omicidio di Simona.
A inchiodarlo sarebbe stata la testimonianza di un suo amico dell’epoca. Testimonianza che la difesa reputa del tutto inattendibile. L’avvocato Castiglia nel proprio atto di appello aveva chiesto un esperimento giudiziale: andare sul Monte San Giorgio, dove secondo l’accusa Simona sarebbe stata uccisa, e verificare se fosse possibile arrivarci con un mezzo a due ruote come quello di Bellia.
Le deposizioni in aula
Secondo la difesa – ma il tema è stato anche oggetto di un passaggio della trasmissione Mediaset – sarebbe impossibile. Per la ripidità e per le condizioni della strada. Nel corso del sopralluogo, peraltro, il testimone ha indicato un percorso diverso rispetto a quello indicato nel corso dell’incidente probatorio.
I giornalisti hanno riferito che quel servizio mandato in onda sull’omicidio di Simona e sul processo non avrebbe subito particolari tagli. Conteneva tutto ciò che fu ritenuto d’interesse giornalistico. Adesso i giudici della Corte d’appello di Catania dovranno decidere se tornare a Monte San Giorgio o meno.
La famiglia di Simona, si ricorda, è parte civile al processo assistita dall’avvocato Giuseppe Fiorito. L’accusa è sostenuta dalla Pg, rappresentata dall’avvocato generale Angelo Busacca. Si torna in aula il 13 ottobre. Quel giorno i giudici saranno chiamati a pronunciarsi sulla richiesta della difesa.

