07 Gennaio 2023, 19:28
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In questo sabato ancora di sole, alla Missione di via Decollati, si incontrano la città che spera e la città che chiede. C’è la solita piccola moltitudine accorsa al capezzale di Biagio Conte, per la Messa, nelle settimane della prova più dura. “Fratel Biagio ha la mente lucida – dice don Pino -, sa tutto, ascolta tutti e tutti ringrazia dal profondo del cuore”. Don Pino è uno dei ‘fratelli di viaggio’, il suo amico più antico e fedele, del missionario laico che ha donato il suo cuore al mondo, cominciando da Palermo. Barba bianca, sguardo triste che non può permettersi di mollare.
Eccoli, i compagni più stretti di una esperienza, che vivono il dolore più grande. C’è, da qualche parte, Francesco, il medico-ombra di quel paziente disteso a letto, con un filo di voce per comunicare. Francesco vigila, dirige il traffico e, all’occorrenza suona la chitarra. C’è Giovanni che è stato malissimo a causa del Covid, ce l’ha fatta e adesso assiste alla celebrazione con aria assorta. C’è Martino che ha accompagnato Fratel Biagio in moltissimi pellegrinaggi. C’è Riccardo che cura la comunicazione.
Don Pino ricorda: “Biagio, un giorno, ha preso la croce e ha detto: devo andare. Ed è cominciato il suo pellegrinaggio per l’Europa. I fratelli erano smarriti: ‘Ma come, ci abbandona?’. E io rispondevo: ‘Siamo uniti nella preghiera’. Ecco, proprio come adesso. Tanti arrivano a Palermo che hanno incontrato Biagio dappertutto, nel suo ultimo cammino. Molti sono i messaggi di vicinanza, come quello della moschea: ‘Preghiamo tutti per lui'”.
Oggi, ci sono i ragazzi di due parrocchie di Alcamo. Sono qui per conoscere l’opera della Missione. Chissà se si aspettavano di vivere un momento così intenso. Ci sono i bambini, i figli delle persone migranti ospitate dalla comunità. Sorridono e giocano, all’ombra degli ulivi. Sopra un albero, appeso a un ramo, c’è il bastone di legno che, in diverse occasioni, ha sostenuto i passi di un viaggio infinito.
Accanto alla città che spera, fa capolino la città che chiede. Due signore sono qui per il sacchetto della spesa, a pochi metri dalla stanza in cui il missionario laico riposa. Altri salgono lungo la strada sterrata di via Decollati per lo stesso motivo. La fame, da queste parti, è una storia quotidiana. Tra gli ospiti c’è chi stende il bucato e chi esce per una passeggiata. Tutto intorno, di fianco al portone della Cittadella del povero e della speranza, si scorgono casupole che sembrano uscite da un bombardamento. Sono più i buchi che i muri su cui, perché non si sa mai, alcuni ferri di cavallo invocano una fortuna che non si è vista. Ma forse pure questo è un miracolo: la condivisione dei bisogni più urgenti e delle preghiere più limpide. Nel nome di Fratel Biagio. (Roberto Puglisi)
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07 Gennaio 2023, 19:28