20 Dicembre 2023, 15:01
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PALERMO – Tutti condannati, alcuni a pene pesanti, tranne un imputato che è stato assolto e subito scarcerato. Sotto processo in appello c’erano presunti boss e gregari del processo nato dal blitz “Cupola 2.0” che hanno scelto il rito ordinario, staccandosi dal troncone in abbreviato con più imputati.
La ricostruzione della Procura regge anche in secondo grado. Queste le pene confermate: 18 anni Pietro Merendino della famiglia di Misilmeri; 17 anni Stefano Polizzi di Bolognetta; 12 anni e sei mesi Francesco Antonino Fumuso di Villabate; Simone La Barbera 3 anni e otto mesi (coinvolto nel caso delle sorelle Napoli di Mezzojuso), Giusto Amodeo 3 anni e 4 mesi.
L’unico assolto è il costruttore Pietro Lo Sicco (condannato in passato), difeso dagli avvocati Enrico Tignini e Rosanna Vella. In primo grado era stato condannato a 10 anni per concorso esterno. Saranno risarcite le parti civili, tra cui dieci vittime delle estorsioni e le associazioni Addiopizzo, Sos Impresa, Solidaria, Confcommercio, Sicindustria, Centro studi Pio La Torre, Confartigianato. Risarcimenti anche per i Comuni di Misilmeri e Villabate.
Nel dicembre 2018 i carabinieri bloccarono la ricostituzione della cupola mafiosa, la prima che si riuniva dopo la morte di Totò Riina. A presiederla era stato l’anziano boss di Pagliarelli, Settimo Mineo. Oltre a Mineo, in una palazzina a Baida, c’erano i capi di Ciaculli, Leandro Greco (nipote di Michele, il Papa), di Porta Nuova, Gregorio Di Giovanni, di Tommaso Natale, Calogero Lo Piccolo, e Francesco Colletti, capoclan di Villabate, divenuto collaboratore di giustizia. Nel processo in abbreviato era arrivata un’altra stangata.
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20 Dicembre 2023, 15:01