PALERMO – Un cross pennellato alla perfezione sulla testa di Chochev, valso il momentaneo vantaggio contro il Torino, e una palla filtrante in verticale che Nestorovski ha trasformato nell’1-1 contro il Milan, poi vanificato dal jolly pescato da Lapadula. Questi due episodi sono gli unici segni lasciati, dopo le prime tredici giornate, da Alessandro Diamanti all’inizio della propria avventura tra le fila del Palermo. Un’avventura che sembrava poter iniziare con i migliori auspici, con il fantasista pratese che è stato subito insignito dei gradi di capitano in una squadra che aveva bisogno come il pane di una figura carismatica e di esperienza, proprio come quella di Alino. Eppure, come abbiamo appena constatato, l’ex giocatore di Livorno e Bologna ha collezionato appena due assist, non conditi da gol realizzati in prima persona, nelle undici gare da lui giocate. Un bottino a dir poco magro per chi non può non riconoscere le doti del giocatore toscano.
Si potrebbe facilmente parlare di un flop, e purtroppo bisogna dire che non ci andiamo troppo lontano da questa definizione per l’inizio di stagione di Diamanti. Anche perchè è difficile trovare, per un avvio di campionato così deficitario almeno sul piano dei numeri, un alibi. Uno di questi avrebbe potuto tranquillamente riguardare le condizioni atletiche del numero 23 del Palermo, il quale ha saltato la preparazione estiva e si è trovato catapultato nella realtà rosanero a fine agosto. Ma se osserviamo bene le prestazioni del giocatore toscano, notiamo che è proprio lui uno dei giocatori che percorre più chilometri tra quelli mandati in campo da De Zerbi. Se ci fosse un reale ritardo di preparazione, sarebbe difficile vedere un Diamanti così tarantolato in campo, come siamo abituati a vedere fin dai primi passi della sua carriera ad alti livelli.
L’unica attenuante che possiamo concedere a Diamanti, è quella relativa alla sua posizione in campo. È forse la prima volta in carriera, per il giocatore nativo di Prato, in cui viene schierato da esterno alto in un tridente d’attacco. E almeno finora, il fatto di giocare a destra e di poter dunque convergere verso il centro del campo utilizzando il suo velenoso sinistro, non sta portando i frutti sperati. Anche perchè le cose migliori – e finora sono davvero poche – Diamanti le ha dimostrate partendo in posizione centrale. Non è assolutamente un caso, ad esempio, che uno dei due assist sfornati da Alino siano arrivate proprio in posizione di trequartista, quando ha innescato Nestorovski contro il Milan. Proprio i tanti chilometri percorsi ogni partita, dunque, potrebbero essere la causa di un Diamanti poco efficace e poco decisivo in fase di ultimo passaggio? Lo scopriremo, con ogni probabilità, nelle prossime partite.
In ogni caso, è difficile far passare inosservato il rendimento negativo messo fin qui in campo da parte di Diamanti. Un giocatore al quale non si può rimproverare di certo l’impegno e la dedizione, come ha sottolineato più di una volta in conferenza stampa De Zerbi, il quale ha parlato di Alino come di un giocatore sempre tendente al sacrificio, ma che al tempo stesso deve essere messo dai compagni in condizione di giocare ed essere decisivo negli ultimi metri di campo. Ma è anche vero che, in diverse situazioni di gioco in cui il Palermo occupa la metà campo avversaria, Alino è spesso sparito dal gioco. Sarà lui a dover cambiare qualcosa nel suo approccio alle gare? Oppure sarà De Zerbi a dover adattare – e non sarà facile – il proprio stile di gioco al talento e alla personalità del proprio giocatore più importante? Potremo scoprirlo solo domenica prossima a partire dalle 12.30, quando al “Barbera” il Palermo affronterà la Lazio.