08 Settembre 2023, 19:36
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PALERMO – Doveva essere un semplice cambio di gruppo, peraltro annunciato da due mesi e quindi senza neanche i crismi del clamore o della dirompente novità, e invece si è trasformato in un terremoto. La prima vera crisi della maggioranza che al comune di Palermo sostiene Roberto Lagalla viene scatenata dal passaggio del consigliere Salvo Alotta, eletto nelle liste del sindaco, alla corte di Renato Schifani, annunciato con un comunicato congiunto col coordinatore regionale di Forza Italia Marcello Caruso; la classica pietrolina che provoca la valanga, ossia la richiesta di rimpasto e la minaccia di abbandonare la coalizione.
Un cambio di cui Livesicilia aveva scritto a metà luglio e che finora era stato messo in stand-by: l’ex rettore aveva chiesto ai partiti di fermare i passaggi da un partito all’altro per non creare problemi di coalizione prima dell’approvazione dei bilanci. Il primo a rompere gli indugi è stato Salvo Di Maggio, passato lo scorso luglio dalla Lega alla nuova Dc, seguito giovedì da Natale Puma: l’ex azzurro, vicino all’assessore Andrea Mineo, è andato al Misto ma dovrebbe trattarsi solo del preludio dell’adesione a Fratelli d’Italia. “Un modo per far decantare la cosa”, spiega un meloniano. Il punto è che l’addio di Puma ha tolto al gruppo di Forza Italia il primato numerico e la reazione non si è fatta attendere; con Alotta Fi torna infatti a sette componenti.
Il problema è che a farne le spese è stato proprio Lagalla. Solitamente i sindaci in carica sono catalizzatori di consensi e consiglieri, mentre l’ex rettore non solo non prende ma addirittura perde: il suo gruppo è sceso da cinque a quattro consiglieri e l’emorragia potrebbe non essere finita. Non è un mistero che Giovanna Rappa guardi alla nuova Democrazia cristiana, consigliera che finora ha sempre fatto asse con l’altro lagalliano Giuseppe Mancuso. Il passaggio di Alotta ha aperto una crepa che il sindaco adesso deve contenere e potrebbe essere letta in questo senso la richiesta al neo azzurro di lasciare la presidenza della commissione Sport: il caso del Bilancio ha dimostrato che cambiare gli assetti delle commissioni è molto più complicato di quanto non si immagini e così il sindaco potrebbe aver mandato un semplice avviso agli altri indecisi.
Inevitabile la reazione dei forzisti. Alotta infatti non è semplicemente transitato nel partito orfano di Berlusconi ma lo ha fatto aderendo direttamente alla corrente di Schifani e l’attacco di Lagalla non è quindi una semplice scaramuccia con un consigliere comunale. Il che complica un rapporto, quello tra il sindaco e il governatore, che negli ultimi mesi si è fatto sempre più teso: la gestione della Gesap, la richiesta di rimpasto in giunta e le nomine all’Orchestra sinfonica sono stati solo alcuni dei motivi di attrito fra i due. E adesso i forzisti tornano a chiedere a gran voce il rimpasto.
“Dispiace osservare come il partito di Forza Italia non trovi ad oggi adeguata rappresentanza all’interno della giunta comunale rispetto agli accordi di maggioranza presi ad inizio sindacatura – dice il coordinatore cittadino Domenico Macchiarella – Registriamo, infatti, il permanere di una situazione di stallo nell’affrontare la questione della sostituzione di alcuni assessori, inizialmente attribuiti a Forza Italia, con i quali ormai da tempo si è interrotto il rapporto fiduciario. Forza Italia è il partito che maggiormente ha contribuito alla vittoria di Lagalla e i tempi sono più che maturi per aggiornare e riequilibrare la nostra presenza in giunta, se questo ‘deficit di rappresentanza’ dovesse protrarsi saremo costretti a riconsiderare i termini della nostra permanenza in maggioranza”.
Con il piano triennale in discussione e il consuntivo che deve arrivare, una crisi è l’ultima cosa che può servire al centrodestra già alle prese con le fibrillazioni legate alle Europee. Lagalla ha stretto un patto col renziano Davide Faraone, il che gli toglie quell’aura di terzietà che finora lo aveva messo al riparo dalle polemiche, e adesso deve fare i conti con più focolai accesi: se i rapporti con Fi sono tesi, non si può dire che siano migliori quelli con Totò Cuffaro che invece è in grande sintonia con Schifani. La nuova Dc ha pronti nuovi acquisti ma ha dovuto rinunciare al capo di gabinetto all’ex Provincia, per non parlare delle fibrillazioni sia in giunta su “La Cuba” che in consiglio sul piano triennale. Avvisaglie di malumori pronti a esplodere.
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08 Settembre 2023, 19:36