Palermo, arriva il Bilancio ma è scontro sul rimpasto - Live Sicilia

Palermo, arriva il Bilancio ma è scontro sul rimpasto

Forza Italia pressa, Lagalla resiste. Nuovo arrivo tra gli azzurri

PALERMO – La maratona è partita giovedì scorso, ma (complice la pausa per il Festino) entrerà nel clou questa settimana che sarà tutta dedicata al bilancio di previsione 2023. Il sindaco Roberto Lagalla avrebbe voluto chiudere la pratica prima del 14 luglio, ma i tempi erano troppo ristretti e così Sala delle Lapidi si troverà a dover discutere in questi giorni della manovra che, insieme al consuntivo, rimetterà in sesto i conti di Palermo e consentirà a Palazzo delle Aquile di riaprire i cordoni della borsa.

Ma il bilancio è legato a doppio filo a un’altra partita, meno tecnica e assai più politica che riguarda il rimpasto di giunta. Non è un mistero che Forza Italia abbia chiesto al primo cittadino altre due caselle nella squadra di governo, visto che il nuovo corso del partito non considera più di suo gradimento Andrea Mineo e Rosi Pennino, nominati l’anno scorso in quota Micciché. In questi mesi è cambiato tutto e i nuovi equilibri, nel segno del governatore Renato Schifani, portano gli orfani del Cavaliere a chiedere di poter scegliere nuovi nomi.

Le richieste di Forza Italia

Il partito di Schifani aveva chiesto di procedere al rimpasto già prima del bilancio, ma il sindaco si è impuntato: toccare gli equilibri prima di incassare riequilibrio e manovra sarebbe stato poco prudente, tanto da aver fermato anche alcuni cambi di casacca praticamente già decisi sempre nell’ambito del centrodestra. Una linea a cui Forza Italia si è adeguata, ma visto che l’approvazione del bilancio avverrà comunque entro luglio (il termine è fissato per legge), gli azzurri sono tornati alla carica chiedendo di riaprire il dossier subito dopo, praticamente ad agosto o settembre. “Noi non chiediamo di buttare fuori qualcuno, il sindaco può tenere chi ritiene – dice un big azzurro – ma chiediamo di poter esprimere nuovi nomi”. E di nomi ne circolano parecchi, tra questi l’ex deputato Pietro Alongi (che però è già coordinatore provinciale del partito, cosa che ne fa diminuire le quotazioni) e Stefania Munafò, vice coordinatrice in città, ma anche l’area Tamajo avanza pretese e Schifani al momento è senza un suo assessore di diretto riferimento.

Nuovi arrivi

Intanto in casa azzurra non mancano i colpi di scena. Pronto a lasciare il partito fondato da Silvio Berlusconi è il presidente della Seconda circoscrizione Giuseppe Federico (già miccicheiano): forte dell’asse con Teresa Leto, sembra destinato a trasferirsi in Fratelli d’Italia nel gruppo che fa capo a Giuseppe Milazzo. La festa di piazza organizzata qualche giorno fa in costa sud e a cui hanno preso parte Milazzo e il presidente dell’Ars Gaetano Galvagno fa pensare che ormai il passaggio sia imminente.

Del gruppo di Sala delle Lapidi fa ancora parte Natale Puma, volto storico del partito vicino a Mineo, che però non ha preso parte all’ultima riunione, mentre Schifani sarebbe pronto a mettere a segno un nuovo colpo, ossia il consigliere Salvo Alotta. Eletto nella lista di Lagalla, Alotta da tempo si è avvicinato al governatore e a Marcello Caruso, sostenendoli alle ultime Regionali; un feeling che si è consolidato nel tempo e che porterebbe il consigliere a entrare nel gruppo più ristretto del presidente. Alotta non conferma e non smentisce, ma il passaggio agli azzurri (sulla falsa riga di quello ipotizzato per Bonetti e Rosato) potrebbe essere formalizzato subito dopo il bilancio rafforzando il gruppo e compensando eventuali defezioni. Un’adesione che consentirebbe a Schifani, al momento senza assessori, di accrescere il suo peso in Comune.

Lagalla prova a resistere

Il punto è che il sindaco non pare avere intenzione di toccare la sua squadra, almeno fino alle Europee. L’ex rettore sul punto si mantiene prudente e pubblicamente rimanda tutto a dopo il bilancio, ma nei corridoi di Palazzo delle Aquile si dice che abbia tutta l’intenzione di rinviare il più possibile la questione. Anche perché aprire una trattativa sulla giunta rischierebbe di scatenare il far west in maggioranza: a quel punto a chiedere più spazio potrebbe essere anche la nuova Democrazia Cristiana grazie a un paio di nuovi innesti che potrebbero concretizzarsi a breve, con la Lega alle prese col problema opposto (ma forte della caratura nazionale del partito), anche se il vero nodo sembra Fratelli d’Italia.

Il no di FdI

I meloniani, infatti, non avrebbero alcuna intenzione di avallare un rimpasto al Comune, “almeno fino a quando non si risolverà il problema alla Regione”. E il riferimento, pronunciato a taccuini chiusi da un big di Fdi, è alla richiesta di silurare l’assessore leghista Mimmo Turano per la vicenda elettorale trapanese: se Schifani non tocca niente nella sua giunta, è il ragionamento che fanno in Fdi, non può certo pensare di farlo al Comune. Il partito della premier ha chiesto a Carolina Varchi di rimanere al suo posto fino alle Europee: oltre all’apprezzamento per il lavoro del vicesindaco, pesa il timore di scatenare nuove rivalità in sede locale. L’interessata ha già detto che preferirebbe lasciare dopo l’approvazione del consuntivo 2022, ossia al rientro dalle ferie estive, anche se il pressing romano si fa sentire. Anche perché al suo posto servirebbe una figura di pari livello, il che complica la partita.

Il rebus dei posti

Lagalla, come detto, non vorrebbe toccare nulla nella sua squadra, ma se alla fine fosse costretto a procedere al rimpasto dovrebbe anche decidere quali caselle toccare. Oltre al valzer di deleghe, il punto sono i posti: il sindaco non vuole privarsi di Pennino e Mineo di cui ha mostrato di apprezzare il lavoro (la prima al Sociale, il secondo per la vicenda Bellolampo e Verde) ma dovrebbe metterli in quota propria, il che vorrebbe dire chiedere un sacrificio ad Antonella Tirrito e Maurizio Carta, con quest’ultimo che potrebbe diventare una sorta di super consulente. Una suggestione che circola a piazza Pretoria, ma che molti considerano inverosimile: “Il sindaco si fida di Carta e sono molti i dossier su cui stanno lavorando”. Così come molti danno Mineo e Pennino come punti fermi della giunta.

Le tensioni

C’è poi da considerare che i rapporti nella maggioranza non sono certo distesi. Durante la discussione sul riequilibrio non sono mancati i momenti di tensione, dovuti più al centrodestra che alle opposizioni, e il pressing forzista sul rimpasto sta surriscaldando gli animi. “Fossi in Forza Italia farei prima bene i conti – dice un esponente della maggioranza – Se si aprono le danze può succedere di tutto e per esempio può accadere che qualcuno giudichi Fi sovradimensionata”. Insomma, il clima non sembra dei più sereni e in mezzo c’è ancora un bilancio da approvare.


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