Il Palermo nella bufera | I pm chiedono il fallimento

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18 Novembre 2017, 15:34

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PALERMO – La notizia era nell’aria da giorni. La Procura di Palermo ha presentato istanza di fallimento del Palermo calcio. All’istanza sono state allegate le informative depositate dal nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza e la consulenza dell’esperto di bilanci Alessandro Colasi. Il buco nei conti della società rosanero sarebbe di oltre 70 milioni di euro. L’istanza è sul tavolo del presidente della sezione fallimentare del tribunale palermitano Giovanni D’Antoni. Che adesso dovrà fissare la prima udienza per capire quale sarà il futuro del Palermo.

Per recuperare tutte le scritture contabili i pubblici ministeri hanno atteso la fine di agosto, quando si è chiusa la compravendita dei calciatori. Poi, hanno iniziato a spulciare le carte e si sono affidati agli esperti della Price Waterhouse. Da loro dipendeva il destino giudiziario e il futuro della società di viale del Fante. Sono stati incaricati dal procuratore aggiunto Salvatore De Luca e dai sostituti Francesca Dessì, Andrea Fusco e Dario Scaletta. Si tratta dei pm che hanno iscritto otto persone nel registro degli indagati.

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Assieme al patron Maurizio Zamparini e al figlio Diego Paolo, l’inchiesta coinvolge i commercialisti Anastasio Morosi di Gallarate, Domenico Scarfò di Celle di Bulgheria, Rossano Ruggeri di Cremona, la segretaria di Zamparini, Alessandra Bonometti, il presidente e il consigliere delegato di Alyssa, Luc Braun e Jean Marie Poos, di nazionalità belga il primo e lussemburghese il secondo. Zamparini risponde di appropriazione indebita, riciclaggio e autoriciclaggio. Il nodo principale della vicenda è legato alla Mepal, la società creata per la gestione del marchio prima e per la costruzione di stadio e centro sportivo poi, ceduta alla lussemburghese Alyssa. In entrambe le società l’amministratore era ed è il figlio di Zamparini, Diego Paolo, a cui viene contestata l’ipotesi di auto riciclaggio.

La cessione della Mepal, acronimo di merchandising Palermo, ha portato nelle casse del’Us Città di Palermo circa 40 milioni di euro, con una plusvalenza da 21 milioni. Soldi che permisero al club rosanero di chiudere in attivo il 2014. Secondo i finanzieri del Nucleo di Polizia tributaria, si tratterebbe di operazioni fittizie e mancherebbe pure il bilancio consolidato, visto che le società sono tutte riferibili a Zamparini. C’è poi il capitolo che riguarda la riduzione del capitale sociale del club rosanero e i rimborsi verso “altri soci finanziatori”.

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18 Novembre 2017, 15:34

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