Palermo in crisi e in ritiro |Tutte le colpe di Zamparini - Live Sicilia

Palermo in crisi e in ritiro |Tutte le colpe di Zamparini

I rosanero lasciano la città per allontanarsi dalle tensioni. Generate dagli errori del patron.

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PALERMO – In ritiro per allontanarsi dalle tensioni di una città che trasuda rabbia dopo l’ennesima sconfitta. Questo il primo provvedimento adottato dal Palermo, dopo il tonfo interno con la Lazio. I rosanero lasciano il capoluogo e si dirigono a Coccaglio, per preparare la sfida impossibile contro la Juventus di Allegri. Una scelta quasi inevitabile per sfuggire alla furia degli ultras e alla pesante contestazione pervenuta da ogni settore del “Barbera”, esplosa a sei stazioni dal capolinea di un campionato sconsiderato e con una classifica che va ulteriormente a complicarsi. Errato ritenere che tutto sia rimasto immutato: il micro divario che in questo momento divide i rosanero dal Carpi è aumentato per effetto dei due gol di differenza tra la sconfitta di misura rimediata dagli emiliani sul campo del Chievo (1-0) e lo 0-3 con cui si è chiuso il posticipo della trentaduesima giornata. Adesso la differenza reti, a parità di marcature realizzate (29), è di +7 per gli uomini di Fabrizio Castori, favoriti da una difesa capace di incassare “solo” 50 gol rispetto ai 57 che rendono quella rosanero la seconda peggior retroguardia del torneo.

La gara stravinta dalla Lazio non ha aggiunto né tolto nulla al senso di una stagione iniziata male, proseguita peggio e il cui finale rischia di essere drammatico. La sfida è durata dieci minuti, chiusa virtualmente dal primo gol di Klose e definitivamente mandata in archivio dal raddoppio del bomber tedesco, cinque minuti più tardi. L’uno-due biancoceleste ha stordito il Palermo, da quel momento incapace di sviluppare trame lineari. Anche perché manca all’appello un’identità tattica a cui affidarsi. Concetto labile a fronte di continui cambiamenti. Di modulo, interpreti, allenatori. Si pensava che il problema fosse la difesa a tre, poi a quattro, dopodiché a cinque; anzi, la falla andava ricercata in mezzo al campo. O meglio, nel reparto avanzato, spesso a secco. Forse non era una questione di modulo ma di uomini. Gilardino non convinceva, Struna veniva ritenuto inadeguato, Brugman immaturo, Vazquez poco motivato. Degli avvicendamenti in panchina si è già detto e scritto in abbondanza. Al di là delle evidenti carenze tecniche, attualmente il Palermo appare mentalmente scarico. Un paio di esempi tratti dal posticipo: i tanti, troppi, falli di frustrazione su cui Gervasoni ha dovuto chiudere un occhio. Il nervosismo palesato da Lazaar al momento del cambio. Per nulla gradito dal pubblico e da Novellino.

Persino questi dettagli permettono di avere il quadro chiaro. Sotto il profilo psicologico quella rosanero è una squadra in crisi. Chi va in campo non lesina impegno e sacrificio, semmai appare gravato dalla consapevolezza di non avere la forza per fare di più. Manca un punto di riferimento e in una stagione dai contorni singolari l’esperienza torna utile sino a un certo punto. Lo sfinimento sembra aver preso il sopravvento su un gruppo capace di autogestirsi e vincere a Verona contro tutto e tutti e di travolgere l’Udinese al “Barbera” con una prova da manuale, giusto per tornare ai successi più recenti. Che parevano rendere una formalità la riconferma in massima serie. Ma se non trovi una strada da seguire e ogni gara si tramuta in un bivio, il rischio è quello di perdersi. Il Palermo si è smarrito e potrebbe essere troppo tardi per ritrovarsi. Ribaltoni senza soluzione di continuità, giovani ed esperti accantonati e riproposti a domeniche alterne, due finestre di mercato che hanno prima indebolito e poi rotto il giocattolo. Allenatori rei di non accettare consigli e pertanto insultati (“Iachini deficiente” e da prendere a “calci in culo”) o accusati di scarsa lucidità.

Maurizio Zamparini, continuamente a caccia di streghe e di fantasmi, è l’unico responsabile. A prescindere dall’esito della corsa salvezza, è la sconfitta del suo modo di fare calcio. Superato, impopolare, privo di logica, oggettivamente inadeguato. La contestazione, non di un singolo tifoso né di un gruppuscolo ma di un intero stadio, per quanto nelle sue manifestazioni più rabbiose e violente del tutto fuori luogo, è legittima. Come peraltro riconosciuto da Novellino al termine della gara. Ne ha pagato le conseguenze la squadra scesa in campo, ma il destinatario era il presidente. Bocciato, retrocesso da eroe a palla al piede di cui disfarsi in modo rapido e, possibilmente, indolore. Se la matematica e il campo offrono ancora sei possibilità al Palermo, il rapporto tra Zamparini e il popolo rosanero sembra oramai segnato. Definitivamente.


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