25 Settembre 2023, 07:07
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PALERMO – Non ci saranno i corazzieri e nemmeno lo scranno per le dichiarazioni ma quelle che prendono il via questa settimana, a Palermo, ricorderanno molto le consultazioni al Quirinale. E’ tempo di scelte per il sindaco Roberto Lagalla che, incassato il bilancio consuntivo e messi al sicuro i conti della città, adesso deve affrontare una delle sfide più delicate dal suo insediamento. Sfida tutta politica, si intende, visto che l’obiettivo è trovare la quadra fra i partiti della sua coalizione in merito alla giunta di governo. Un calendario preciso ancora non c’è ma questa settimana dovrebbe toccare a Lega e Forza Italia, poi nuova Dc e Fratelli d’Italia.
La questione, almeno all’apparenza, è semplice: Forza Italia rivendica la sostituzione di due dei suoi tre assessori, ossia Rosy Pennino e Andrea Mineo, indicati nel 2022 da Gianfranco Micciché e che il nuovo corso azzurro, targato Renato Schifani, non riconosce più. Fratelli d’Italia vorrebbe l’avvicendamento di Carolina Varchi, chiamata dagli impegni parlamentari a Roma. Tant’è che il sindaco non lo chiama nemmeno rimpasto ma “sostituzione”, nella speranza – in realtà assai vana – di limitare i cambi a semplici staffette interne ai partiti.
Peccato che la situazione sia più complessa di quanto non si voglia far credere. In questi mesi Palermo ha rappresentato una sorta di “isola felice” col centrodestra rimasto grosso modo compatto, al contrario di quanto accaduto a livello regionale specie dopo le ultime Amministrative. Tensioni che, in vista delle Europee, non accennano a scemare e che potrebbero trovare una valvola di sfogo proprio nella giunta palermitana con un braccio di ferro tra alleati che rivendicano posizioni e non sono disposti a fare sacrifici. Fdi ha ufficializzato l’arrivo di Mineo e vuole mantenere quattro assessori, Forza Italia sarebbe pronta a porre un veto sulla permanenza in giunta degli ex miccicheiani e i cuffariani reclamano un posto in più, visto che sono passati da tre a cinque consiglieri.
In mezzo resta Lagalla che, stretto l’asse con Davide Faraone, ha perso la sua aurea di terzietà oltre a due consiglieri comunali, andati uno in Forza Italia (Salvo Alotta) e una nella nuova Dc (Giovanna Rappa). Ristretto nei numeri e senza un partito forte di riferimento, il sindaco si trova adesso a dover trovare un delicato compromesso: lo scivolone di venerdì scorso della maggioranza, incapace di approvare i debiti fuori bilancio, la dice lunga sul clima che si respira nel centrodestra e all’orizzonte ci sono il consolidato ma soprattutto l’assestamento che deciderà come investire l’avanzo da 35 milioni di euro. Da piazza Pretoria si predica calma: nessuno sarebbe disposto a perdere la possibilità di investire il “tesoretto” e, in extrema ratio, tutti i voti tornerebbero utili, perfino quelli delle minoranze.
Il sindaco, consapevole delle difficoltà, proverà a prendere tempo ma prima o poi sarà chiamato a scegliere. Le tesi in campo sono due: c’è chi, come Forza Italia e la Lega, chiede di rispettare gli equilibri usciti dalle urne e chi invece, come la nuova Dc, vorrebbe far valere gli equilibri attuali che significherebbero un assessore in più per i cuffariani. Fdi non vorrebbe nemmeno parlare di rimpasto ma, in entrambi i casi, rivendica quattro caselle ritenendosi penalizzata dalla spartizione delle partecipate.
Non è un mistero che il sindaco vorrebbe limitare i cambi all’indispensabile rimandando ogni altra questione a dopo le Europee, il punto è che deve fare i conti con le richieste dei partiti. Partiamo dagli azzurri che saranno rappresentanti dal coordinatore regionale Marcello Caruso: la richiesta è sempre la stessa e cioè poter indicare due nomi al posto di Pennino e Mineo. Una poltrona è stata blindata per Pietro Alongi, fedelissimo di Schifani, mentre l’altra (tramontata l’ipotesi di Stefania Munafò) andrà all’area che fa capo al big dei consensi Edy Tamajo: l’assessore proverà a indicare un uomo, il che significherebbe una delegazione tutta al maschile, e solo se messo alle strette ripiegherà su una donna. In ogni caso potrebbe attingere dal gruppo consiliare.
Situazione diversa per i meloniani che, con l’adesione di Mineo, contano attualmente su quattro assessori. La Varchi ha già le valigie pronte ma non è ancora chiaro quando lascerà: al suo posto potrebbe andare Toti Longo anche se manca una decisione ufficiale, mentre i galloni di vicesindaco passerebbero a Giampiero Cannella. Fdi ha tutta l’intenzione di far restare Mineo, anche se gli azzurri sarebbero pronti al veto: “Quando abbiamo chiesto la sostituzione dell’assessore regionale leghista Mimmo Turano, per la vicenda elettorale di Trapani, ci è stato risposto che un partito non può decidere in casa altrui – ragiona un big meloniano a taccuini chiusi -. E allora questo vale anche per Palermo e per Mineo”. Il partito della premier farà comunque valere tutto il proprio peso politico, anche in vista della Finanziaria nazionale.
I cuffariani hanno rotto gli indugi e, per bocca del capogruppo Domenico Bonanno, hanno chiesto di applicare di fare un ragionamento complessivo, così da ottenere un secondo assessore che, dicono le voci, potrebbe essere indicato dall’ex deputato Sandro Oliveri; Lagalla sa di dover riportare il sereno nei rapporti con Cuffaro e la sua assenza alla kermesse della Dc non è passata inosservata. La Lega, invece, tenterà di blindare il posto in giunta messo a rischio dalle defezioni.
Il problema sono i numeri: il sindaco sa che dovrà scontentare qualcuno, bisogna soltanto capire chi. Per accontentare tutti potrebbe anche rinunciare a qualcuno dei suoi e gli occhi sono puntati su Antonella Tirrito ma potrebbe non bastare; per Maurizio Carta si parla di un ruolo da super-consulente, il che consentirebbe a Lagalla di far restare la Pennino nonostante i malumori forzisti. Il vero terreno di scontro però sono le deleghe: Forza Italia pretende quelle che attualmente sono in mano a Mineo, cioè Verde e Patrimonio, chieste però anche da Fdi che non rinuncerebbe mai al Bilancio; casella che, secondo alcune voci, potrebbe invece avocare a sé il primo cittadino.
Un clima di generale confusione in cui non si esclude il colpo a sorpresa, cioè l’arrivo in maggioranza di Fabrizio Ferrandelli e Leonardo Canto, gli attuali consiglieri di Azione: gli interessati non hanno smentito il dialogo con Lagalla ipotizzato dai giornali e perfino le altre minoranze non fanno più asse con loro. La domanda è se lasceranno Carlo Calenda per traslocare nel gruppo del sindaco o se entreranno in maggioranza come partito; un’ipotesi, quest’ultima, che potrebbe rinfocolare lo scontro nel centrodestra.
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25 Settembre 2023, 07:07